La carriera politica di Susana Muhamad è iniziata nel 2009 nei corridoi di una compagnia petrolifera, la Shell, ed è iniziata nel momento esatto in cui ha deciso di dimettersi da “consulente per la sostenibilità” per tornare a casa in Colombia. Aveva 32 anni ed era disillusa, ben lontana dall’immaginarsi ministra dell’ambiente del suo paese natale, e ancor meno come una delle leader progressiste più in vista nella politica ambientale globale. Muhamad è entrata in Shell quando aveva 26 anni ed era un’idealista. Oggi racconta al Guardian come ai tempi pensasse “davvero che si potesse avere un impatto enorme all’interno di un’azienda energetica sulla questione del clima, soprattutto perché tutta la loro pubblicità diceva che sarebbero diventati un’azienda energetica, il che significava che non sarebbero stati per sempre solo un’azienda di combustibili fossili. Mi sono dimessa nel momento in cui hanno deciso di investire i loro soldi nell’innovazione per il fracking”, il fracking è il termine inglese usato per definire la tecnica controversa della fratturazione idraulica (hydraulic fracturing) inventata già agli inizi del Novecento per estrarre gas naturale e petrolio dalle rocce.
Ora 47enne Muhamad, il cui cognome deriva dal nonno palestinese, ha supervisionato la Cop16 sulla biodiversità, un summit sul futuro della vita sulla Terra che alla fine di ottobre scorso ha riunito leader di quasi 200 paesi a Cali, Colombia. Per molti, è una stella nascente del movimento ambientalista, che si unisce a voci come quella del primo ministro barbadiano, Mia Mottley, nel proporre una visione alternativa di come potrebbe essere il mondo e nel chiedere al mondo sviluppato di finanziare una giusta transizione. “Susana è la Frida Kahlo della geopolitica ambientale“, afferma l’attivista Oscar Soria. “Come Kahlo, la cui arte ha sfidato le norme culturali e parlato di resilienza, Muhamad dipinge una visione di giustizia ecologica che va oltre l’ambientalismo tradizionale, il suo è un programma ambientale che sta rimodellando la narrazione sulla giustizia climatica e la restituzione della biodiversità”.
Muhamad, per altro, fa ambientalismo nel paese dov’è più pericoloso al mondo farlo. In Sud America ogni anno gli ambientalisti rischiano la vita per tutelare l’ecosistema e proteggere la foresta pluviale più grande al mondo. Stando al nuovo report 2023 di Global Witness, l’Ong inglese che da anni denuncia questo fenomeno, nel 2022 sono stati almeno 177 gli ambientalisti assassinati nel mondo. I numeri certo sono calati rispetto ai 1.920 omicidi commessi dal 2012, anno a cui risale il primo report, ma si tratta ugualmente di cifre impressionanti con una media di un morto ogni due giorni. Sono 125 gli omicidi solo in America Latina, dove le regioni più violente si confermano la Colombia, il Brasile e il Messico. Qui gli attivisti devono fare i conti con l’agroindustria, lo sfruttamento minerario e forestale, che minacciano la sopravvivenza di interi ecosistemi. Tra tutti, proprio la Colombia è il più pericoloso al mondo per gli attivisti con il record di omicidi non solo per il 2022 (60 morti), ma anche il record del decennio con 382 omicidi.
La Colombia è diventata il primo importante produttore di combustibili fossili ad unirsi a un’alleanza di nazioni che chiede un trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. L’amministrazione del presidente Gustavo Petro sta spingendo per vietare il fracking mentre cerca di eliminare gradualmente carbone, petrolio e gas, impegnandosi a fare della biodiversità la base della sua ricchezza nell’era post-combustibili fossili. Il mese scorso, ha lanciato un piano di investimenti da 40 miliardi di dollari volto a rendere questa visione una realtà. Muhamad è stata uno dei ministri che hanno guidato gli sforzi per includere “l’eliminazione graduale” nel testo finale della Cop28 a Dubai, un tentativo che alla fine non ha avuto successo. Colombia e Brasile, sotto Luiz Inácio Lula da Silva, si sono battuti per porre fine alla deforestazione in Amazzonia. Muhamad, in un discorso per il summit sulla natura al Natural History Museum di Londra, ha detto che “mentre decarbonizziamo, dobbiamo proteggere e recuperare la natura perché altrimenti il clima non si stabilizzerà”, affrettandosi a sottolineare che i soli sforzi di decarbonizzazione saranno vani senza la tutela del mondo naturale, con l’enorme pozzo di carbonio che fornisce e che assorbe metà di tutte le emissioni umane ogni anno. “C’è un doppio movimento che l’umanità deve compiere. Il primo è decarbonizzare e avere una giusta transizione energetica“, ha affermato, “L’altra faccia della medaglia è ripristinare la natura e consentire alla natura di riprendere il suo potere sul pianeta Terra in modo che si possa davvero stabilizzare il clima”.
Il contesto in cui Susana Muhamad si muove è desolante. I dati del WWF mostrano che le popolazioni di animali selvatici sono crollate a causa di una combinazione di perdita di habitat, inquinamento, consumo eccessivo, diffusione di specie invasive e riscaldamento globale. Ogni anno che passa ci troviamo regolarmente davanti al più caldo mai registrato. La siccità e il caldo estremo hanno portato conseguenze catastrofiche per le foreste, le praterie e gli oceani della Terra, ovvero ecosistemi che sostengono la salute umana, la sicurezza alimentare e la civiltà. Nonostante gli avvertimenti, la convenzione sulla biodiversità delle Nazioni Unite è stata a lungo messa in ombra dalla sua controparte sul clima e i governi non hanno mai raggiunto un singolo obiettivo che si erano prefissati sulla biodiversità. Muhamad nella sua vita ha vissuto in un eco-villaggio in Sudafrica con i minatori, ha lavorato per i diritti umani in Danimarca e ha vissuto con i contadini colombiani, quando era studentessa, prima del suo primo lavoro “formale” con Shell. Ora si appresta ad affrontare sfide enormi per il suo Paese e per tutto il Sud America, forte però di un qualcosa che non molti politici possono dire di avere dalla loro, e cioè i numeri: da quando è ministra, infatti, la deforestazione in Colombia è scesa al livello più basso degli ultimi 23 anni.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link