Microcredito d’impresa: che cos’è, definizione
Nel senso strettamente etimologico del termine, per microcredito d’impresa si intende qualsiasi forma di finanziamento di piccola-media entità che viene concesso, al fine di avviare piccole attività produttive o per sostenere spese urgenti, a quei soggetti che per età e situazione economica non sono considerati sufficientemente affidabili per i criteri restrittivi osservati da banche e società finanziarie. Si tratta di un prestito chirografario e non ipotecario.
Questo vuol dire che l’ottenimento dei fondi è esclusivamente correlato alla presentazione di documenti reddituali. Il richiedente non avrà mai la necessità di andare a istituire un’ipoteca sui beni personali, poiché non sono richieste garanzie reali.
Si caratterizza inoltre per:
bassi tassi di interesse
restituzione delle somme tramite rate ridotte su base temporale frazionata, che non gravano in maniera pressante sui richiedente.
Il microcredito, tuttavia, non è semplicemente un credito di piccolo ammontare. Esso è caratterizzato dalla presenza di un’offerta integrata di servizi che rientrano in categorie non finanziarie: servizi di assistenza, di monitoraggio e tutoraggio.
Microcredito d’impresa, a che cosa serve
Il microcredito d’impresa può essere utilizzato per:
acquistare beni, servizi e materie prime direttamente connessi all’attività svolta;
pagare retribuzioni di dipendenti o soci lavoratori;
sostenere costi di formazione;
pagare affitti o canoni di leasing
Chi può ottenere il microcredito
In Italia, la domanda di finanziamento può essere presentata da:
lavoratori autonomi titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti;
imprese individuali titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo cinque dipendenti;
S.R.L. semplificate e società di persone, società tra professionisti, e società cooperative, titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo 10 dipendenti.
Ulteriori limitazioni riguardano:
l’attivo patrimoniale (massimo 300.000 euro),
i ricavi lordi (fino a 200.000 euro),
livello di indebitamento (non superiore a 100.000 euro).
I professionisti devono, inoltre, essere iscritti agli ordini professionali o aderire alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi della legge 4/2013.
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Chi eroga il microcredito
Ma chi sono i soggetti deputati a erogare il microcredito?
Governo/Enti Pubblici, generalmente si tratta di contributi a fondo perduto;
Banche tradizionali che sono spesso specializzate in settori specifici di investimento (credito all’agricoltura, all’acquacoltura, alla pesca, all’allevamento, ecc.);
Operatori finanziari abilitati, previsti dall’art. 111 del TUB, iscritti in un apposito elenco tenuto da Banca d’Italia.
Ricordiamo, a questo proposito, che l’Italia è uno dei pochi Paesi europei ad aver dato una base giuridica al microcredito, che è disciplinato dagli articoli 111 e 113 del Testo Unico Bancario (TUB) e dal decreto attuativo del Ministro dell’economia e delle finanze n. 176 del 17 ottobre 2014. Nuove disposizioni sono state introdotte dal cosiddetto Decreto Liquidità (DL 17-03 -2020 n.18 art. 49) e recentemente dalla Legge di Bilancio 2022, che ha disposto tra l’altro l’aumento dell’ammontare massimo dei micro-prestiti.
Nella gestione del microcredito, un ruolo chiave è svolto dall’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM), che non eroga direttamente i finanziamenti ma esercita una funzione di indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli strumenti promossi dall’Unione Europea in questo ambito. Accanto all’ENM, altri soggetti attivi nella promozione e gestione sono:
gli Sportelli territoriali: si trovano normalmente presso le Regioni, le Province, i Comuni e le Camere di Commercio, e hanno il compito di orientare oltre che di fornire informazioni dettagliate;
i tutor accreditati del microcredito: professionisti che fanno parte di un elenco istituito dall’ENM, e che si occupano anche di valutare la fattibilità del progetto per il quale si chiede il contributo, oltre che di favorire il contatto tra la banca e il richiedente;
Fondo di Garanzia per le PMI (Piccole Medie Imprese): al suo interno si trova una sezione dedicata al microcredito che permette alle imprese beneficiarie di richiedere una garanzia statale che copre fino all’80% dell’ammontare del prestito a valere sul microcredito.
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Come ottenere il microcredito
Per riuscire a ottenere un microcredito è fondamentale avere già bene in testa qual è la finalità dell’investimento e dunque come sarà utilizzata la liquidità che riusciremo a ottenere. Questo perché la domanda per ottenimento dei fondi è subordinata alla presentazione di un business plan, che contenga indicazioni precise sugli investimenti che si andranno a effettuare con i soldi che si riuscirà a reperire.
Tradotto: occorre già avere in mente l’idea imprenditoriale che si vuole realizzare. Più questo progetto sarà chiaro, maggiori saranno le chance di ottenere i fondi.
La procedura per accedere al microcredito prevede che chi intenda richiedere un finanziamento si rivolga direttamente a una delle banche convenzionate (la lista completa è sul sito dell’Ente Nazionale per il Microcredito).
Per avviare la procedura è necessario presentare alla banca alcuni documenti, tra cui:
un documento d’identità del richiedente,
la visura camerale aggiornata dell’azienda,
il certificato di attribuzione Partita IVA,
la situazione patrimoniale aggiornata.
Sarà poi la banca, entro cinque giorni, a mettere in contatto il cliente con il tutor di microcredito, che effettuerà i colloqui di approfondimento necessari per assistere il richiedente nella definizione del progetto imprenditoriale e del business plan collegato.
Una volta conclusa la fase di valutazione e sviluppo dell’idea d’impresa, il tutor invia alla banca finanziatrice la documentazione di supporto all’istruttoria, che include la descrizione del progetto e il business plan di dettaglio, sviluppati insieme al richiedente. L’istituto di credito esamina i documenti ricevuti e, se l’esame si conclude con esito positivo, delibera il finanziamento.
Hai ottenuto il microcredito. E ora che succede? Come e in quanto tempo devi restituirli? L’importo ottenuto va restituito in rate mensili che verranno scalate in modo automatico dal conto corrente. Normalmente si riesce a ottenere un periodo di pre-ammortamento di tre mesi. Questo vuol dire che puoi iniziare a pagare tre mesi dopo dall’ottenimento del finanziamento.
Come funziona il microcredito: le novità
I finanziamenti di microcredito, che possono essere concessi dalle Banche convenzionate, hanno fino ad oggi presentato le seguenti caratteristiche:
durata massima di 7 anni,
non possono essere assistiti da garanzie reali;
non possono eccedere il limite di euro 40.000 per ciascun beneficiario.
Tale limite può essere aumentato di euro 10.000,00 qualora il finanziamento preveda l’erogazione frazionata, subordinando i versamenti al pagamento puntuale di almeno le ultime sei rate pregresse e al raggiungimento di risultati intermedi stabiliti dal contratto.
La legge di Bilancio 2022, al comma 914, interviene appunto direttamente sull’art. 111 del TUB (la norma che ha dato originariamente la vita al microcredito), modificando la precedente disciplina. Vediamo cosa cambia:
– l’importo massimo di credito viene elevato da 40.000 a 75.000 euro; – è concesso agli intermediari di microcredito di erogare finanziamenti anche a società a responsabilità limitata, fino ad oggi escluse, per un importo massimo di 100.000 euro; – è previsto che le disposizioni di rango secondario individuino una durata ai finanziamenti fino a 15 anni e che nella concessione del microcredito siano escluse le limitazioni riguardanti i ricavi, il livello di indebitamento e l’attivo patrimoniale dei soggetti finanziati.
L’estensione temporale dei prestiti fino a 15 anni rappresenta un passo importante per tenere in vita quelle imprese che hanno subito profondi danni economici dall’emergenza Covid. E, che per questa ragione, non sarebbero in grado di ripagare il debito nel tempo massimo di 7 anni, previsto dalla norma originaria.