Si possono cancellare i debiti senza pagare? Molto difficile, ma non impossibile. Non almeno per chi non ha nulla. Certo, il perfetto nullatenente non ha neanche bisogno di chiedersi come stralciare i debiti: nei suoi confronti infatti sarà impossibile ogni azione esecutiva e finanche improbabile il tentativo. Ma è bene ricordare come proprio i debiti, spesso, siano avvertiti come un peso psicologico insostenibile, tanto da portare al suicidio anche di chi, in ragione delle sue ridotte possibilità economiche, non avrebbe rischiato nulla.
Ecco perché sapere come stralciare i debiti
può contribuire a dare una boccata d’ossigeno a chi, in un momento di sconforto, si sente sopraffatto dalla propria condizione. E di sistemi ve ne sono diversi. Li analizzeremo tutti qui di seguito.
È chiaro comunque che, il più delle volte, la soluzione al problema varia in funzione del tipo di credito, della natura e delle dimensioni del soggetto creditore (ad esempio se pubblico o privato), delle garanzie prestate dal debitore o da terzi (ad esempio ipoteche o fideiussioni), dell’eventuale – seppur minimo – patrimonio che potrebbe essere astrattamente pignorabile. Qui di seguito offriremo alcuni suggerimenti pratici su come stralciare i debiti.
Cosa vuol dire stralciare i debiti?
«Stralciare» significa “depennare”, “cancellare”. Il più delle volte, questo termine è però utilizzato nel senso di “ridurre”, ossia “togliere una parte”. E difatti, quando si parla di
saldo e stralcio si intende uno sconto, una riduzione del debito in cambio di una concessione al creditore come, ad esempio, la rinuncia a un’azione giudiziaria o il pagamento immediato.
Come ottenere un saldo e stralcio?
In linea generale – e salvo quanto a breve diremo sulla possibilità di ricorrere al giudice – per ottenere un saldo e stralcio è necessario che vi sia l’accodo tra creditore e debitore. In questi casi, si conclude ciò che tecnicamente si chiama «transazione». La transazione è il patto con cui due o più persone pongono fine a una lite (in atto o potenziale) facendosi «reciproche concessioni», ossia rinunciando ciascuna a una parte delle proprie pretese. Tale rinuncia, chiaramente, non è un dovere ma una facoltà diretta ad ottenere al più presto ciò che altrimenti avrebbe richiesto l’intervento di un giudice, con spese e tempi elevati.
Per fare una transazione non c’è bisogno di rispettare forme e procedure particolari: basta contattare il creditore e offrirgli la sicurezza di un pagamento immediato, o in tempi brevi, a fronte di una riduzione del debito. Naturalmente, la proposta sarà tanto più appetibile quanto più sia accompagnata da garanzie, come il rilascio di cambiali o la fideiussione prestata da un terzo (il quale si impegni a pagare in caso di inadempimento del debitore).
Come formulare una proposta transattiva?
Per formulare una proposta transattiva non è necessario ricorrere a un avvocato: basta indicare la fonte del debito ed essere chiari, ma soprattutto convincenti, nell’esposizione delle motivazioni per cui non si è in grado di pagare.
Se si intende pagare a rate bisognerà indicare le scadenze. Sarà preferibile formulare le garanzie di esatto adempimento.
Per rendere più credibile le manifestate difficoltà economiche bisognerà produrre al creditore una serie di documenti quali, ad esempio, il certificato di iscrizione ai centri per l’impiego (per dimostrare lo stato di disoccupazione), la busta paga (per provare l’insufficienza del reddito) o il cedolino della pensione, una visura immobiliare da cui si evinca l’insussistenza di proprietà.
Se il creditore ha già nominato un proprio avvocato sarà bene contattare quest’ultimo: lo si può fare personalmente o attraverso un proprio difensore.
La proposta può essere inviata con raccomandata a.r. o con pec.
Quando il creditore può rifiutare un saldo e stralcio?
Se il creditore ha già un’
ipoteca su un immobile appetibile sul mercato è inverosimile che rinunci a una buona parte del proprio credito, potendo questi rivalersi sul bene ipotecato tramite il pignoramento. Tuttavia, è anche vero che il pignoramento immobiliare è lungo e costoso. Il che da un lato potrebbe costituire un disincentivo per il creditore a portare a termine la procedura esecutiva (col rischio peraltro di non trovare offerenti disposti ad acquistare l’immobile); dall’altro lato, i tempi dilatati del pignoramento consentono sempre al debitore di trattare e avanzare nuove offerte di saldo e stralcio.
Quanto offrire con un saldo e stralcio?
La somma che il debitore potrebbe offrire al creditore per chiudere definitivamente la partita dipende da una serie di fattori quali, come appena detto, la presenza di un’ipoteca e dalla concreta possibilità di vendere il bene ipotecato, la concessione di una fideiussione da parte di un terzo, l’entità del debito (tanto più è alto, tanto maggiore potrebbe essere lo sconto), l’avvio delle.
procedure giudiziali (che determina sempre un aumento delle spese e quindi del credito), la presenza di un patrimonio o di un reddito fisso in capo al debitore.
Chi, ad esempio, è nullatenente avrà più facilità a far accettare offerte basse rispetto a chi ha uno stipendio mensile (il cui quinto potrebbe sempre essere pignorato).
È poi molto importate capire con chi si ha a che fare. Ad esempio, nel caso in cui il debito derivi da un mutuo o un fido e la banca abbia ceduto il proprio credito ad una società terza, sarà molto più semplice ottenere una riduzione del debito. Difatti, chi acquista il credito lo fa ad un prezzo molto più basso del suo valore effettivo, sperando di lucrare sulla differenza tra tale prezzo e quanto potrà recuperare. Un esempio chiarirà meglio la questione.
Com’è facile vedere, il saldo e stralcio si può chiudere in una forbice che parte dall’80-90% del debito iniziale fino addirittura al 20%. Non poche volte, ad esempio, le banche accettano dal garante un pagamento del 15-20% del debito da questi garantito in presenza di una persona giovane e priva di redditi.
Cosa succede se non si paga il saldo e stralcio?
Si tenga conto che, normalmente, il saldo e stralcio non è una sostituzione della precedente obbligazione (tecnicamente si dice “novazione”). Il che significa che, se non si adempie al nuovo accordo, torna in vita il precedente contratto con conseguente obbligo di pagare le somme originarie. Tale possibilità viene di solito esplicitamente enunciata nell’accordo transattivo.
Come chiudere i debiti con Agenzia delle Entrate
Quando si ha a che fare con il fisco le cose cambiano radicalmente.
Da un lato è più complicato chiudere i debiti con Agenzia delle Entrate. Questo perché la Pubblica Amministrazione non ha il potere di trattare sconti “personalizzati” con i contribuenti: diversamente, ne risulterebbe leso il principio di “pari trattamento” di tutti i cittadini. Tutt’al più, si può chiedere una
rateazione a 72 rate.
Dall’altro lato però, l’Agente per la riscossione incontra una serie di divieti al pignoramento che non valgono per i privati. Innanzitutto, non può pignorare la cosiddetta prima casa. Inoltre, il pignoramento dello stipendio o della pensione di importo fino a 2.500 euro non può avvenire per una misura superiore a un decimo, per poi passare a un settimo se di valore tra 2.500 e 5.000 euro. Se la mensilità è superiore a 5.000 euro il pignoramento è di massimo un quinto.
Se poi non è in gioco la prima casa, il pignoramento immobiliare è possibile solo se il debito è superiore a 120mila euro e se la somma del valore di tutti i beni immobili del debitore è superiore a 120mila euro. Diversamente, sarà tutt’al più possibile iscrivere un’ipoteca, ma solo per debiti superiori a 20mila euro.
Qualora il debito superi la soglia del pignoramento o dell’ipoteca, il contribuente potrebbe pagare solo una parte di questo in modo da rendere impossibile l’esecuzione forzata o la misura cautelare. Ad esempio, chi ha un debito di 130mila euro potrà versarne 11mila per evitare il pignoramento della casa.
Come funziona il divieto di pignoramento della prima casa?
Il divieto di pignoramento della prima casa vale solo quando il creditore è l’Agente per la riscossione esattoriale (ad es. Agenzia Entrate Riscossione) e non la banca o un altro creditore privato. Non si può pignorare la casa del debitore solo se questi non è proprietario (neanche per quote) di altri immobili, la casa in questione è luogo di residenza, è adibita a civile abitazione e non è di lusso (ossia accatastata nelle categorie A/1, A/8 o A/9).
Come fare per non pagare i debiti?
Una recente legge inserita nel cosiddetto codice della crisi d’impresa consente, a chi è completamente nullatenente, di ricorrere al giudice e chiedere la cancellazione di tutti i debiti contratti, purché estranei all’attività lavorativa. È la cosiddetta esdebitazione (inizialmente inserita nella cosiddetta “legge salvasuicidi).
A tal fine è necessario avvalersi di un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) il quale elaborerà un piano che, attraverso un avvocato, verrà sottoposto al vaglio del giudice. Il giudice lo accoglie solo nella misura in cui il debitore non abbia responsabilità nell’assunzione dei debiti e risulti che non potrebbe mai pagare.
Quando invece si è titolari di un patrimonio o di una fonte minima di reddito (ad esempio uno stipendio o una pensione), il debitore può chiedere al giudice – sempre mediante la procedura appena illustrata – un taglio del debito che può variare dal 20 all’80% a seconda delle condizioni economiche del richiedente.
Leggi sul punto Come non pagare i debiti legalmente.
Restano esclusi dall’esdebitazione:
gli obblighi di mantenimento e alimentari;
i debiti per il risarcimento dei danni da fatto illecito extracontrattuale, nonché le sanzioni penali e amministrative di carattere pecuniario che non siano accessorie a debiti estinti.
Come chiudere un debito con un altro prestito
Un sistema di frequente utilizzato per chiudere i debiti con una banca è ricorrere a un altro prestito concesso da quest’ultima o da un’altra banca.
Nel primo caso, la banca creditrice eroga un prestito al proprio cliente con cui chiude il precedente debito e ottiene la restituzione della somma così erogata con un piano di pagamento spalmato su più rate e a un tasso più conveniente. La situazione si risolve però in un maggior carico di interessi per il debitore che vede infatti protrarsi il pagamento per più tempo.
Nel secondo caso, il debitore ricorre a ciò che si chiama portabilità del mutuo: in pratica, questi ottiene un prestito da un’altra banca con cui estingue il precedente debito. La nuova banca si surroga alla precedente concedendo al cliente condizioni più vantaggiose. Il tutto senza costi e spese di procedura.