Mare, risorsa poco sfruttata per una città come Napoli ricca di risorse

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Se il mare è una nostra risorsa, se governarne l’utilizzo è sempre più indispensabile, i numeri dei posti di attracco a Napoli per le imbarcazioni da diporto, stabiliti dall’Autorità portuale sul nostro litorale urbano, devono seguire valutazioni oggettive e rispetto delle norme. Ma, al di là delle aspettative, la diffusione ufficiale del numero dei posti barca disponibili da Mergellina e Nisida, pari a un totale di 2380, conferma purtroppo che quello degli attracchi per le imbarcazioni da diporto diventerà anche quest’anno un grave problema sul nostro litorale urbano.

Sono davvero pochi 2380 posti barca, basti pensare che lo scorso anno erano 2500 e che la disponibilità è bloccata ormai da 25 anni senza che si individuino soluzioni. Come evidenziano oggi sul nostro giornale gli imprenditori Gennaro Amato e Massimo Luise, anche quest’anno i limitati attracchi legali consentiti si scontrano con la realtà di un traffico molto superiore di imbarcazioni da diporto nel nostro Golfo. Proprio un anno fa, fu proprio Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Tirreno, a stimare una carenza di almeno 40-50mila posti di attracco in rapporto all’elevato numero di imbarcazioni da diporto registrate. Una frattura tra domanda e offerta che da anni produce caos e, soprattutto, alimenta l’illegalità degli attracchi non autorizzati gestiti da personaggi che speculano e offrono un servizio rapido, anche se illecito. Un fenomeno più volte denunciato: d’estate, sul litorale cittadino si moltiplicano i furbetti che installano boe e pesi morti ancorati al sottofondo marino, privi di permessi.

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A volte si spingono ad agganciare pesi morti non autorizzati a boe legali. Un mercato, un altro, del nero illegale, che frutterebbe, secondo stime dell’estate scorsa, non meno di 6mila euro ad attracco, con pericoli inesistenti per i possessori delle barche che al più rischiano un reato contravvenzionale sanabile con una semplice multa.
Il bisogno aguzza l’ingegno violando le norme e gruppi illegali, legati o no a clan della camorra, offrono servizi che l’amministrazione pubblica, che deve rispettare norme e burocrazie rigide, non riesce ad assicurare.

La carenza di parcheggi alimenta il business dei parcheggiatori abusivi e la mancanza di posti barca moltiplica le boe illegali. La soluzione possibile sarebbe un piano di ristrutturazione di banchine e moli creando nuove possibilità di attracco, rivisitando il nostro litorale da Mergellina e Nisida con un piano permanente di posti disponibili. Una sistemazione che potrebbe adeguare l’offerta di attracco alla domanda delle crescenti imbarcazioni da diporto registrate nel nostro territorio. Solo in questo modo si riuscirebbe ad arginare il fenomeno dei posti illegali, merce appetita soprattutto a Mergellina, ma anche nello specchio d’acqua tra Bagnoli e Nisida. Il ricorso alla boa e all’attracco senza permesso è direttamente proporzionale alla carenza di posti legali, che devono essere limitati nell’attuale conformazione portuale. I pochi posti barca legali ogni anno vanno a ruba, nonostante i costi che nel 2024 arrivavano a circa 12mila euro annuali. Tanti naviganti della domenica, i fruitori delle imbarcazioni per periodi limitati cercano l’attracco immediato anche se illegale, pagando dai 4mila ai 6mila euro. 

Discorso naturalmente diverso riguarda i possessori di imbarcazioni per spostamenti lunghi, che durante l’inverno sono tenute a rimessaggio, in località dai costi inferiori a quelli napoletani, come Salerno o Castellammare. Gli altri, i diportisti con imbarcazioni piccole, fanno i conti con disponibilità di attracchi ferme dal Duemila. La conseguenza è che, ogni anno, solo sei domande su dieci possono essere accolte. Gli altri si arrangiano con gli attracchi illegali. Il tema, su cui insiste il nostro giornale, è anche in questo caso riportare alla legalità un business illegale. Un obiettivo che potrà essere ipotizzabile solo con una risistemazione complessiva del nostro sistema di attracco delle imbarcazioni da diporto. Come ha più volte segnalato il presidente Annunziata, occorre anche la modifica del piano regolatore del porto di Napoli che resta sempre quello approvato nel 1958. «Razionalizzare gli spazi» ripete il presidente e, in questo obiettivo, vanno inclusi necessariamente anche i posti barca insufficienti da anni.





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