I salari stanno frenando nell’Eurozona riducendo le pressioni inflazionistiche. L’indice anticipatore della Bce (Ecb wage tracker), che raccoglie gli accordi contrattuali nell’area euro, ha segnalato un aumento degli stipendi dell’1,5% per il quarto trimestre 2025, in forte calo rispetto al 5,3% dello stesso periodo del 2024. Il rallentamento in corso quest’anno avvicina così ulteriori riduzioni dei tassi da parte della Bce, anche alla luce della debolezza dell’economia europea che si è di nuovo fermata nel quarto trimestre 2024.
L’andamento dei salari
Nei mesi scorsi il rialzo dei salari è stato spesso evidenziato dai falchi Bce come il rischio principale per un nuovo aumento del carovita. L’obiettivo di inflazione del 2% è ora sempre più vicino, al di là delle variazioni mensili legate ai prezzi volatili dell’energia.
La frenata degli stipendi consentirà con ogni probabilità nei prossimi mesi una discesa del carovita nei servizi (3,9% a gennaio), la componente finora più persistente perché si muove in ritardo rispetto alle altre. Nel complesso l’inflazione è arrivata al 2,5% a gennaio nell’Eurozona, in lieve rialzo dal 2,4% di dicembre.
I dati sugli stipendi indicano una «significativa moderazione delle pressioni salariali quest’anno», ha sottolineato ieri il capoeconomista Bce Philip Lane al Peterson Institute for International Economics. In tal senso il banchiere centrale ha ricordato che secondo gli ultimi risultati dell’indagine Bce sull’accesso ai finanziamenti delle imprese, le aziende prevedono una crescita media dei salari del 3,3% nei prossimi dodici mesi, in calo rispetto al 4,5% dello scorso anno.
Allo stesso modo, un’altra recente indagine telefonica con le imprese ha indicato che la crescita dei salari dovrebbe rallentare dal 4,6% nel 2024 al 3,3% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. La discesa è attesa anche dagli analisti di mercato. Consensus Economics prevede un calo della crescita salariale di circa l’1% tra il 2024 e il 2025.
Le parole di Lane
Lane ha osservato che in questa fase i lavoratori preferiscono conservare il posto piuttosto che chiedere incrementi salariali per compensare l’inflazione degli ultimi anni. Il 2024 potrebbe essere stato l’ultimo anno in cui i salari sono aumentati in modo significativo, anche se non in misura tale da innescare spirali con i prezzi.
Negli ultimi anni i lavoratori nel complesso hanno perso potere d’acquisto perché l’aumento degli stipendi è stato inferiore all’inflazione. Questo fattore ha pesato sulla crescita.
La Bce scommette da qualche mese su un aumento dei consumi (che finora non si è verificato) legato alla ripresa dei redditi. Se dovesse ancora prevalere la cautela degli individui sulle spese, anche a causa dell’incertezza su economia e dazi, la Bce dovrà con ogni probabilità rivedere al ribasso le stime di crescita per quest’anno nell’Eurozona, per il momento pari a +1,1%.
In questo quadro Lane ha sottolineato che la politica monetaria dovrà restare «agile» mantenendo la «dipendenza dai dati». Inoltre Francoforte dovrà cercare una «via di mezzo» per evitare i rischi al rialzo sull’inflazione, ma anche quelli al ribasso. Per il capoeconomista Bce una «eccessiva cautela» nei tagli dei tassi «potrebbe minacciare la ripresa della domanda interna» necessaria per mantenere l’inflazione al 2%.
La Bce ha tagliato i tassi dal 4% di giugno all’attuale 2,75%. Francoforte sta abbassando i tassi da un livello restrittivo per l’economia a uno neutrale, indicato dalla presidente Christine Lagarde in una forchetta tra 1,75 e 2,25%. Nei prossimi giorni la Bce pubblicherà uno studio sul tema. Lane ha comunque ricordato che il tasso neutrale «ha un ruolo ma non è un dato sufficiente» per valutare la politica monetaria.
La Bce non si limiterà a guardare solo questo valore ma deciderà di volta in volta se il livello dei tassi sarà appropriato per raggiungere il target di inflazione del 2%. Non è escluso che i tassi saranno portati anche sotto il livello neutrale, come ha osservato ieri il governatore portoghese Mario Centeno. (riproduzione riservata)
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