Savona, i negozi diventano case – Lanuovasavona.it

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Fenomeno evidenziato dal processo in atto di trasformazione di negozi (in un momento di forte crisi del commercio al dettaglio) in abitazioni: fenomeno che investe il tema degli “affitti brevi” rivolto al mercato del turismo.

La storia del patrimonio immobiliare a Savona merita un cenno retrospettivo.

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Savona presenta da molto tempo una storia di forte concentrazione nella proprietà immobiliare.

Concentrazione della proprietà immobiliare realizzata da parte di una borghesia storicamente restia all’investimento e tradizionalmente legata alla rendita: la ricchezza della Città è stata accresciuta nel corso del ‘900 dalla forte propensione al risparmio da parte della classe operaia delle grandi fabbriche (in precedenza frutto in gran parte di imprenditoria straniera e in seguito di sviluppo dovuto all’intervento pubblico in economia) e del porto.

Risparmio destinato in gran parte all’acquisizione della casa di abitazione in proprietà e allo studio di figlie e figli.

Una classe operaia che ha saputo esercitare egemonia sul piano culturale, politico ed anche economico, se si pensa alla vivacità commerciale ed anche architettonica dei suoi quartieri di riferimento: dal liberty alle Fornaci, al palazzo della musica in via Verdi tanto per fare degli esempi.

Almeno a partire dai dati del censimento 1971 (quando per pochi mesi Savona superò gli 80.000 abitanti per poi entrare in una fase di costante e marcato declino demografico) la concentrazione proprietaria in poche grandi famiglia scelse – per ragioni di apparente risparmio – di avviare una vera propria fase di svuotamento del centro cittadino lasciando sfitti migliaia di appartamenti e accontentandosi di quella che poteva essere definita come “rendita marginale”: nello stesso tempo si avviava un fenomeno di declino anche dal punto di vista della qualità degli esercizi commerciali, un calo di qualità che non investiva soltanto il centro con l’ingresso delle catene di franchising in luogo di storici negozi di qualità in particolare nel campo dei tessuti e delle calzature ( ci troviamo nel momento del primo piano regolatore del commercio tra il 1974 e il 1976, segnato dall’allargamento delle categorie merceologiche e quindi della prospettiva di offerta da parte dei singoli negozi).

Naturalmente declino demografico, caduta della qualità nella presenza degli esercizi commerciali, fenomeno della “fuga dei cervelli” risultavano fenomeni strettamente legati al declino progressivo della presenza industriale (declino del resto già avviato fin dalla fine degli anni’40 e accentuato dalla mancata capacità di riconversione nella qualità dell’industria siderurgica: elemento dovuto anche a fattori di carattere geopolitico).

E’ superfluo ricordare come tra gli anni ’80 – ’90 si sia sviluppato un triplice fenomeno:

1) lo spostamento di parte della popolazione in periferia attraverso nuove costruzioni con difficoltà di realizzazione di servizi e di collegamenti: scelte compiute attraverso la cooperazione edilizia, quindi finanziate proprio dai risparmi di quella classe operaia e portuale cui si faceva riferimento oppure attraverso l’intervento pubblico (INA casa ecc..);

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2) la mancata realizzazione del collegamento tra Oltreletimbro e centro città, collegamento che avrebbe dovuto promuovere una nuova fase di sviluppo : mancata realizzazione avvenuta nonostante lo spostamento della stazione ferroviaria. Nonostante un importante sforzo posto sul piano edilizio (Corso Tardy e Benech, via Don Minzoni, piazza Martiri della Libertà) l’Oltreletimbro è rimasto “periferia” staccato dal cuore del centro cittadino;

3) lo scambio speculazione edilizia / aree strategiche già industriali: fenomeno già tante volte analizzato sul quale si fondò anche la “questione morale” che avvolse le istituzioni savonesi e regionali a cavallo degli anni’80.

La scelta di una Città di servizi e di sede di tappa turistica ha nel tempo alimentato la propensione all’utilizzo del patrimonio immobiliare in funzione di rendita. Funzione di rendita accentuata dall’avvento di una proprietà di seconda o terza generazione per via di ereditarietà e quindi del tutto smemorata rispetto alla storia della Città e tesa esclusivamente a realizzare profitto immediato.

Il “problema casa” e la trasformazione delle attività commerciali in abitazioni destinate agli “affitti brevi” denunciato dal SUNIA deriva da questi fattori “storici” che in questa sede sono stati sicuramente elencati in maniera sommaria e senza quella che dovrebbe essere una migliore e necessaria capacità d’analisi rispetto ai limiti culturali di chi scrive.

E’ fenomeno da contrastare lo svuotamento del centro cittadino che sta allargandosi anche ai quartieri immediatamente adiacenti come Villapiana ormai centro multietnico dovuto alla presenza di migranti impegnati in gran parte in settori non immediatamente produttivi ma indispensabili nella crescita dell’età media della popolazione savonese come quello della cura alle persone oppure a piccoli commerci di scarsa qualità, oltre che in un settore edilizio del tutto periferico rispetto a flussi concreti di crescita.

Si tratta di mettere in campo una grande capacità di rinnovamento del tessuto urbano: l’attuale amministrazione comunale sta sviluppando una progettualità molto intensa soprattutto al riguardo del recupero di importantissimi contenitori storici e di avviate modifiche nella traccia urbana per renderla adeguata a livelli di moderna vivibilità.

La chiave di una futura prospettiva di sviluppo risiede però nel recuperare alla Città prima di tutto funzioni produttive inserendosi nel quadro dell’innovazione tecnologica , promuovere una infrastrutturalità ferroviaria e viaria tale da far uscire il comprensorio dall’isolamento, dalla creazione di adeguate condizioni di rapporto vivibilità/lavoro, da uno stretto legame tra una effettiva strutturalità della presenza culturale e l’adeguamento urbanistico e architettonico già in atto di importanti contenitori storici, rifiutando di essere relegati in un meccanismo di turismo “mordi e fuggi”.

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Va creata una nuova tensione verso l’investimento produttivo, commerciale, di miglioramento nella possibilità dell’abitare e del lavorare partendo dal centro cittadino fino a raggiungere le zone suburbane anche oltre la stretta cerchia cittadina : insomma si tratta di non adeguarsi al declino e su questo punto stiamo vivendo una stagione sicuramente diversa da quella che ha caratterizzato i decenni trascorsi.





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