L’autobus rappresenta un’alternativa più economica e spesso più pratica per spostarsi, ma il futuro del trasporto su gomma è messo a dura prova da una questione sempre più pressante: la carenza di autisti. Le ragioni principali? Un insufficiente ricambio generazionale, dovuto in parte agli elevati costi di formazione per ottenere le patenti necessarie. Questo fenomeno interessa diversi Paesi dell’Unione Europea, come evidenziato dal rapporto 2023 dell’International Road Transport Union sulla carenza di conducenti. La situazione è destinata a peggiorare: attualmente, in Europa mancano all’appello 105.000 autisti, pari al 10% della forza lavoro complessiva del settore, con un incremento del 54% rispetto al 2022. E in Italia? Secondo il rapporto 2022 dell’ANAV, su un totale di circa 90.000 conducenti, il 13% delle posizioni risulta scoperto, contro una media UE dell’8%. Le previsioni indicano un aggravarsi del problema nei prossimi anni, con una crescita della carenza fino a 9 volte entro il 2026.
Si potrebbe pensare che a lasciare il lavoro di autista in questi anni siano stati prevalentemente i più anziani. Ma non è così, siccome dal 2019 si è registrato un -40% di addetti tra i 30 e i 50 anni. Segno che la crisi va vista dall’alto e affrontata con strategie creative.
La questione ha ormai assunto anche una rilevanza politica. Il bonus patenti, introdotto con il Milleproroghe del 2021 e rifinanziato successivamente, ha contribuito a contenere l’emergenza. Ma quali misure concrete si stanno adottando per garantire un futuro sostenibile al settore, ai passeggeri e al trasporto merci?
Utile la sinergia pubblico-privato
«La crisi di personale nei trasporti non è solo un problema italiano. Il Governo si sta adoperando, rischiamo la mancanza di servizi essenziali. L’Esecutivo vuole rendere attrattivo il comparto rimuovendo le difficoltà. L’anno scorso c’è stato il bonus patenti e il potenziamento della formazione da parte delle scuole guida ma un buon guadagno non è ancora un aspetto sufficiente per i lavoratori. Utile una sinergia con il settore privato, trovando assieme soluzioni. È stata importante l’azione sul Codice della Strada in merito all’abbassamento della soglia d’età a 18 anni per il conseguimento delle patenti D e D1 per i filobus e gli autobus di linea fino a 50 km/h di velocità. Molti ci chiedono di creare aree ristoro sui tragitti per rendere meno gravoso il lavoro dei camionisti, ma di sicuro la strada più efficace è la sinergia col privato». Lo ha detto Tilde Minasi, Capogruppo della Lega in Commissione Ambiente del Senato, a Largo Chigi, il format di The Watcher Post.
Come si muove il settore privato
Le aziende del settore hanno un punto di vista. Lo ha dato a Largo Chgi Cesare Neglia, Managing Director di Flixibus: «Ci troviamo in difficoltà ad aumentare l’offerta di mobilità perché non ci sono autisti, e la carenza aumenta con i pensionamenti. In Flixbus abbiamo lanciato la “Flix Academy”, un’iniziativa che finanzia l’ottenimento delle patenti per giovani per poi inserirli nelle nostre linee. L’anno scorso ne abbiamo formati 50, ma puntiamo a numeri molto più elevati. L’importante è sensibilizzare i giovani su una professione che può dare grandi soddisfazioni. Alle istituzioni chiediamo di mantenere e ampliare il bonus patenti, possibilmente destinandone una parte solo al trasporto di lunga percorrenza. Poi sarebbe utile un supporto sulla sensibilizzazione dei giovani, sin dalle scuole superiori, per avvicinarli alla professione. Attualmente esiste un dialogo costruttivo tra operatori e politica, ci auguriamo che questo clima continui», ha affermato Neglia.
Le intese con i sindacati
Sul tema è stato molto attivo Andrea Casu del PD, Vicepresidente Commissione Trasporti alla Camera. A Largo Chigi ha dichiarato che: «la carenza di autisti è un problema di sistema che riguarda tutte le componenti del settore trasporti. Un problema che riguarda innanzi tutto le condizioni di lavoro e di salario, a partire soprattutto dal trasporto pubblico locale: a questo proposito, è stata siglata un’intesa tra i sindacati e le imprese, a dicembre, per il rinnovo del contratto ma ancora il governo non è riuscito a garantire la relativa copertura finanziaria. Il tema riguarda innanzi tutto la necessità di mettere di più nelle tasche di chi guida i mezzi nelle nostre città, perché altrimenti le persone scelgono di non fare quel lavoro: a Milano o a Roma, con 1.300 euro di salario di primo ingresso non è possibile vivere. Abbiamo la necessità di uscire da uno schema che è anche culturale: consideriamo la patente come un’abilitazione alla guida ma si dovrebbe andare nella direzione del life long learning».
La puntata integrale di Largo Chigi
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