Click day? Per le imprese i conti non tornano

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Braccianti al lavoro nella piana di Gioia Tauro, in agricoltura il 35% dei lavoratori è straniero

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In un Paese a crescita zero i lavoratori immigrati rappresentano una risorsa, anzi una scialuppa di salvataggio. Dall’agricoltura al turismo, dall’assistenza agli anziani all’edilizia la loro presenza è indispensabile per le realtà produttive che concordano sulla necessità di regole chiare e di lungo periodo per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta. Il decreto flussi messo a punto dal governo prevede il 2025 l’arrivo di 110mila stagionali, 70mila dipendenti e 10mila colf e badanti in via sperimentale per l’assistenza a persone con disabilità e “grandi anziani” over80. Tra le novità la possibilità per gli stagionali di rimanere in Italia altri 60 giorni per cercare un nuovo lavoro e la tutela delle vittime di sfruttamento che avranno un permesso di soggiorno di sei mesi.

Lo strumento del click day, sia pure con date “scaglionate”, presenta però parecchi limiti. Rischia di essere una vera e propria “lotteria” ed esclude chi si trova già in Italia. Negli ultimi anni, in base ai dati della campagna “Ero straniero” promossa da varie associazioni tra le quali Oxfam, ActionAid, Asgi e Fcei, le domande sono state in media il triplo dei posti disponibili. Senza considerare che soltanto il 30% di chi è riuscito ad avere il nulla osta è stato poi regolarizzato. Per tutti gli altri si è aperto un doppio scenario. Restare in Italia da irregolare (secondo il rapporto Ismu sono 458mila gli immigrati senza permesso di soggiorno) o tornare in patria per ritentare la fortuna. Il tema delle regolarizzazioni resta per il momento sullo sfondo: il governo Meloni infatti ha escluso qualsiasi forma di sanatoria.

Gli arrivi previsti potrebbero non essere sufficienti a coprire il fabbisogno. A metterlo nero su bianco il Centro Studi Confindustria secondo il quale nei prossimi cinque anni mancheranno all’appello 1,3 milioni di lavoratori a causa dell’inverno demografico. Una metà, circa 700mila, potrebbero arrivare dalla nutrite file degli inattivi, ma altri 600mila dovranno essere nuovi ingressi di lavoratori stranieri, 120mila l’anno in più rispetto alle proiezioni attuali. Per Confindustria però il vero nodo non è quello dei numeri, vale a dire le quote dei flussi, ma della formazione. Le imprese infatti cercano figure qualificate e specializzate. Per questo tipo di lavoratori il riferimento giuridico è la procedura di ingresso al di fuori delle quote. «Proprio su istanza di Confindustria il decreto Cutro ha esteso l’ingresso fuori quota ai lavoratori extra Ue formati all’estero, ed attualmente l’ingresso avviene con procedure semplificate che stanno riscuotendo vasto interesse nel mondo delle nostre imprese – spiegano da viale dell’Astro-nomia -, e infatti si stanno moltiplicando le iniziative di formazione all’estero» ad esempio in Ghana e in Egitto.

Il bilancio di Confcooperative, fatto dal presidente Maurizio Gardini, è di un fabbisogno di almeno 35mila figure professionali per le cooperative associate. Oltre 3mila nell’agroalimentare, altre 1012mila nel welfare in tutte le sue sfaccettature ma soprattutto infermieri e operatori socio-sanitari. Addetti alla logistica, autisti e camionisti sono praticamentre introvabili. «Ben venga – sottolinea Gardini – un click day che regolarizzi i lavoratori e consenta alle imprese di ridurre la carenza di personale». Per Coldiretti nei campi italiani mancano 100mila lavoratori per garantire la raccolta e la trasformazione dei prodotti. In questo caso la parola d’ordine è la tempestività e il nemico principale la burocrazia. Indispensabile che gli arrivi siano “allineati” al ciclo agricolo a sua volta non del tutto prevedibile visti i cambiamenti climatici.

Per Romano Magrini, responsabile Lavoro di Coldiretti, le ultime modifiche garantiscono «una discreta agibilità nell’arrivo dei lavoratori stagionali. C’è un canale privilegiato destinato solo a loro e dopo 20 giorni c’è il rilascio del nulla osta automatico che andrà ai nostri consolati, mentre le organizzazioni fanno i controlli sulle aziende». Rimane però il tema estero perché i documenti devono essere validati in patria e si creano dei colli di bottiglia. Il click day insomma rischia di essere un terno al lotto. Le quote riservate al settore agricolo sono consistenti: 47mila stagionali e 13mila lavoratori “fissi”. In agricoltura circa il 35% del milione di lavoratori è immigrato e il tasso di irregolarità è comunque elevato. Il nodo, spiega Magrini, è che i lavoratori entrati negli anni passati come stagionali e rimasti in Italia sono rimasti “intrappolati”. «In pratica se non sono andati via, e parlo soprattutto di indiani e pakistani per i quali il costo del viaggio di ritorno non è indifferente, adesso non possono regolarizzarsi e sono quindi esposti a fenomeni di sfruttamento».

Decreto flussi promosso anche dalle associazioni di famiglie datori di lavoro domestico che hanno sollecitato la sperimentazione sui 10mila ingressi “dedicati” ai grandi anziani e disabili. Il segretario generale di Domina Lorenzo Gasparini parla di una transizione demografica che rende sempre più urgente la richiesta di lavoratori del settore della cura. In questo ambito specifico la chiamata dei lavoratori è stata affidata non alle famiglie ma alle associazioni datoriali e alle agenzie di somministrazione. «C’è un modello di formazione innovativo che stiamo mettendo a punto che prevede competenze in ambito socio-sanitario e corsi di italiano nei Paesi d’origine. Stiamo ricevendo molte richieste dai consolati del Sud America e dell’Est asiatico interessati ad aderire». Anche in questo caso il tasto dolente è la regolarizzazione di chi è già in Italia: Domina stima che tra i lavoratori domestici, circa 1,8 milioni di persone, ci siano 200-250mila irregolari. Per i quali il click day ha un sapore amaro.

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