La qualità dell’aria nelle nostre città: un’analisi dei dati più recenti

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Legambiente ha recentemente pubblicato il report “Mal’Aria di città 2025”, offrendo un quadro dettagliato sulla qualità dell’aria nelle principali città italiane. I dati raccolti evidenziano la necessità di intensificare gli sforzi per ridurre l’inquinamento atmosferico e tutelare la salute dei cittadini.

Un problema diffuso

Nel 2024, ben 25 città su 98 hanno superato i limiti di legge per le polveri sottili (PM10), con 50 stazioni di rilevamento che hanno registrato un numero eccessivo di sforamenti. Questo indica che l’inquinamento atmosferico è un problema diffuso e strutturale in molte aree urbane del nostro Paese.

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Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano. In cima alla classifica troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano (centralina di via Marche) con 68. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64. Anche altre centraline vicentine hanno superato i limiti: Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45. Segue Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36. Non si sono salvate neanche le città di Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.  

Una situazione di picco, quella dello sforamento del limite giornaliero di PM10, che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città. Un quadro che secondo Legambiente rivela come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più esteso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere. 

Se per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. Tra le città più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%. 

La classifica delle città più colpite

Di seguito, una classifica delle prime 10 città italiane con il maggior numero di sforamenti dei limiti giornalieri di PM10 nel 2024:

Posizione Città Numero di sforamenti
1 Frosinone (Scalo) 70
2 Milano (Marche) 68
3 Verona (Borgo Milano) 66
4 Vicenza (San Felice) 64
5 Padova (Arcella) 61
6 Venezia (Beccaria) 61
7 Torino (Grassi) 66
8 Treviso (Strada S. Agnese) 63
9 Mantova (Via Ariosto) 62
10 Padova (Mandria) 52

Le cause dell’inquinamento

Le cause dell’inquinamento atmosferico sono molteplici e complesse, e coinvolgono diversi settori:

  • Trasporti: Il traffico veicolare, soprattutto quello diesel, è una delle principali fonti di emissioni inquinanti nelle città.
  • Riscaldamento domestico: Le vecchie caldaie a combustione e l’utilizzo di combustibili poco efficienti contribuiscono all’inquinamento atmosferico, soprattutto nei mesi freddi.
  • Attività industriali: Alcune industrie, soprattutto quelle legate alla produzione di energia e all’industria pesante, possono essere una fonte significativa di emissioni.
  • Agricoltura: Le attività agricole, in particolare l’allevamento intensivo, possono contribuire all’inquinamento atmosferico attraverso le emissioni di ammoniaca e metano.

Le soluzioni

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Per migliorare la qualità dell’aria è necessario un impegno congiunto da parte di istituzioni, imprese e cittadini. Alcune delle azioni più urgenti includono:

  • Promuovere la mobilità sostenibile: Investire nel trasporto pubblico, incentivare l’uso di biciclette, creare zone a traffico limitato, favorire il ricambio del parco circolante.
  • Rendere gli edifici più efficienti: Favorire la riqualificazione energetica degli edifici, promuovendo l’utilizzo di fonti rinnovabili per il riscaldamento.
  • Sostenere l’industria: Incentivare le imprese a investire in tecnologie pulite e a ridurre le proprie emissioni.
  • Promuovere l’agricoltura sostenibile: Sostenere pratiche agricole che riducano le emissioni di gas serra e ammoniaca.

Il futuro

I nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore nel 2030, rappresentano una sfida importante per le nostre città. Per rispettare questi nuovi standard, sarà necessario accelerare la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile, basato sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili e sulla mobilità sostenibile.

Un invito all’azione

La qualità dell’aria è un bene prezioso per la nostra salute e per l’ambiente. Ognuno di noi può contribuire a migliorare questa situazione, facendo scelte consapevoli nella vita quotidiana e sostenendo le politiche che promuovono la sostenibilità.



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