Influenza suina, 3 casi gravi in Calabria: cause, sintomi e pericoli

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Il numero dei pazienti calabresi colpiti dal virus H1N1, comunemente conosciuto come influenza suina, è salito a tre nelle ultime settimane. L’episodio più recente si è verificato domenica 5 gennaio 2025, quando un uomo di 40 anni residente nella provincia di Reggio Calabria è stato trasportato in condizioni critiche all’ospedale di Germaneto (Catanzaro).

Cos’è l’influenza suina?

Influenza suina (swine flu) è il termine con cui ci si riferisce ai casi di influenza causati da un virus tipico dei suini, con riferimento in particolare al ceppo H1N1.

Solo raramente il virus si trasmette dal suino all’uomo, ma sono note alcune eccezioni rilevanti (ad esempio nel 2009 si è verificata una pandemia che ha interessato circa 80 Paesi a livello mondiale).

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Il vero pericolo potenziale è la possibile insorgenza di una mutazione in grado di causare un aumento di trasmissibilità e severità dei sintomi.

Fino al 2009 in letteratura erano stati segnalati solo sporadicamente contagi suino-uomo: i sintomi si presentavano nell’uomo simili alla tradizionale influenza, ma la casistica riporta anche casi più estremi, come

  • soggetti asintomatici
  • e soggetti deceduti per complicazione insorte a causa dell’influenza, come la polmonite.

Come si prende?

La quasi totalità dei casi di infezione umana da virus influenzali suini si manifesta in persone con esposizione diretta ai maiali (lavoratori addetti ad allevamenti e industrie suinicole, frequentatori di fiere zootecniche, …), ma da un punto di vista generale l’influenza suina (H1N1) si trasmette attraverso le stesse modalità di altre influenze stagionali, ovvero:

  • Trasmissione da persona a persona: Quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla, rilascia piccole goccioline contenenti il virus che possono essere inalate da chi si trova nelle vicinanze. Tra uomini il contagio può essere facilitato dagli stessi fattori di rischio dell’influenza tradizionale: strette di mano, starnuti, luoghi chiusi ed affollati. mantenere una distanza di circa 1 m nei contatti interpersonali è di norma sufficiente per prevenire la trasmissione dell’influenza (17.Glass RJ et al. Targeted social distancing design for pandemic influenza. EmergInfect Dis 2006; 12:1671-81).
  • Contatto con superfici contaminate: Il virus può sopravvivere su oggetti e superfici per un periodo di tempo variabile (da alcune ore a giorni). Toccando superfici contaminate (maniglie, tavoli, smartphone) e portandosi poi le mani al viso (bocca, naso, occhi), si può contrarre l’infezione.
  • Trasmissione da suini all’uomo (più rara): Le persone che lavorano a stretto contatto con i suini (allevatori, veterinari) possono contrarre il virus attraverso il contatto diretto con animali infetti o le loro secrezioni respiratorie.

La persona infetta  è contagiosa da qualche giorno prima della comparsa dei sintomi e per altri 4-5 giorni. Alcune categorie, bambini sopratutto, possono rimanere contagiosi anche per 10 giorni o più.

È pericoloso mangiare carne di maiale?

Non è possibile contrarre l’influenza con il consumo di carne di maiale, perché la cottura a temperature superiori a 70° è sufficiente a rendere il virus inoffensivo (che peraltro risulta non più presente nei salumi, anche crudi, sottoposti ad essiccazione e maturazione).

Incubazione

Il periodo di incubazione è di norma di alcuni giorni, mentre eccezionalmente può ridursi fino a 24 ore.

Sintomi dell’influenza suina

Questa forma influenzale è generalmente piuttosto blanda e si esaurisce benignamente nella maggior parte dei casi in circa 4 giorni a letto.

I possibili sintomi della febbre suina sono gli stessi sintomi dell’influenza tradizionale:

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È peraltro possibile contrarre l’influenza in forma asintomatica, ossia non presentando alcun sintomo.

Influenza suina e bambini

Nei bambini più piccoli, incapaci di descrivere i sintomi, questi si possono manifestare con

  • irritabilità,
  • pianto,
  • mancanza di appetito (inappetenza).

Nel lattante l’influenza è spesso accompagnata da vomito, diarrea e solo eccezionalmente febbre.

Quando rivolgersi al medico

Si consiglia di rivolgersi al Pronto Soccorso se il malato presenta uno o più dei seguenti sintomi:

Come si cura?

Immagine d’archivio (Shutterstock/amedeoemaja)

La cura dell’influenza suina nell’uomo dipende, proprio come per l’influenza tradizionale, dalla gravità dei sintomi e dalle condizioni generali del paziente, ma la maggior parte delle persone infette dal virus guarisce completamente senza richiedere cure mediche o farmaci antivirali.

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  • Riposo e gestione dei sintomi lievi: Per la maggior parte delle persone l’influenza suina si presenta con sintomi simili a quelli di un’influenza stagionale e può essere trattata a casa con:
    • Riposo: Aiuta il corpo a combattere l’infezione.
    • Idratazione: Bere molti liquidi (acqua, tè, brodo) per prevenire la disidratazione.
    • Farmaci da banco:
      • Antipiretici e analgesici: Paracetamolo o ibuprofene per ridurre febbre, mal di testa e dolori muscolari.
      • Decongestionanti o spray nasali: Per alleviare la congestione.
  • Antivirali specifici: In alcuni casi, soprattutto nei pazienti a rischio di complicazioni (anziani, donne in gravidanza, persone con malattie croniche), il medico può prescrivere farmaci antivirali. I più comuni sono Oseltamivir (Tamiflu) e  Zanamivir (Relenza) e sono più efficaci se assunti entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi, riducendo la gravità e la durata della malattia, oltre al rischio di complicazioni. Il virus isolato nell’epidemia del 2009 è stato invece trovato resistente all’amantadina e alla rimantadina.
  • Ricovero ospedaliero: Nei casi gravi, come quelli che causano gravi difficoltà respiratorie o polmoniti, può essere necessario il ricovero in ospedale per poter offrire al paziente:
    • Supporto respiratorio: Ossigenoterapia o ventilazione meccanica nei casi critici.
    • Somministrazione di fluidi per via endovenosa: Per garantire un’adeguata idratazione.
    • Trattamento delle complicazioni: Antibiotici se si sviluppano infezioni batteriche secondarie, come polmonite.





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