AGI – In un mondo sempre piĆ¹ digitalizzato, i dati personali sono diventati una risorsa preziosa, ma spesso sottovalutata dagli utenti. I dati dellāOsservatorio sulla SostenibilitĆ Digitale, pubblicati in occasione della Giornata Europea dei Dati Personali, evidenziano un quadro preoccupante: mentre la tecnologia penetra sempre piĆ¹ nella vita quotidiana, la consapevolezza sullāimportanza della privacy sembra diminuire.
La privacy, lungi dallāessere un concetto immutabile, si ĆØ trasformata nel tempo. Nel Medioevo, la riservatezza individuale era pressochĆ© inesistente, mentre oggi dovrebbe rappresentare un diritto fondamentale. Tuttavia, lāevoluzione tecnologica ha introdotto nuove sfide: piattaforme digitali e social network sfruttano i dati sensibili con una trasparenza spesso insufficiente, rendendo la protezione della sfera privata sempre piĆ¹ complessa.
āLa sostenibilitĆ digitale non puĆ² prescindere da una gestione responsabile dei dati personali.ā ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la SostenibilitĆ Digitale. āLe piattaforme digitali, ormai centrali nelle attivitĆ quotidiane, si basano in gran parte sulle informazioni generate dagli utenti. Tuttavia, ĆØ cruciale che lo sviluppo di queste tecnologie avvenga in un quadro di piena tutela della privacy, garantendo agli individui il controllo sui propri dati e prevenendo utilizzi impropri. In un contesto in cui non esiste piĆ¹ un ārealeā ed un āvirtualeā ma ā al piĆ¹ ā un āanalogicoā ed un ādigitaleā, ed in un momento in cui una parte sempre piĆ¹ importante della nostra vita ĆØ intermediata dalle piattaforme digitali, ĆØ fondamentale che i cittadini si rendano conto del valore della privacy, e che le istituzioni si attivino per garantirne la tutela.ā ā ha continuato Epifani.
La mancanza di attenzione nei confronti della privacy ĆØ ulteriormente amplificata da un digital divide culturale che separa cittĆ e piccoli comuni. Nei centri piĆ¹ piccoli, la sensibilitĆ verso la privacy ĆØ ancora piĆ¹ ridotta, con percentuali allarmanti di persone che ignorano le implicazioni delle proprie azioni online. Paradossalmente, proprio nel momento in cui la tecnologia rende piĆ¹ difficile tutelare la riservatezza, molti sembrano considerarla un problema secondario.
Ecco le 5 cose da sapere, secondo l’Osservatorio della Fondazione per la SostenibilitĆ Digitale
La privacy ĆØ una prioritĆ , ma non per tutti
Il 78% degli italiani dichiara di prestare attenzione alla protezione dei propri dati personali online, segnando una crescente consapevolezza sullāimportanza della privacy. Tuttavia, solo il 24% degli intervistati afferma di verificare sempre se le informazioni condivise online possano ledere la privacy altrui. Questo dato rivela un paradosso: mentre la privacy ĆØ percepita come un valore importante, molti non agiscono in modo coerente per tutelarla. Nei piccoli centri, la sensibilitĆ ĆØ ancora piĆ¹ bassa, con solo il 17% degli abitanti che si preoccupa sistematicamente della privacy altrui, rispetto al 31% dei grandi centri urbani.
I social network hanno troppo potere, ma le opinioni sono divise
Il 52% degli italiani ritiene che i social network abbiano un potere eccessivo nellāinfluenzare i comportamenti delle persone, con picchi di preoccupazione nei grandi centri urbani (31% lo considera un problema āmoltoā rilevante). Tuttavia, nei piccoli centri, il 32% degli intervistati crede che i social influenzino āpoco o per nullaā, riflettendo una percezione diversa del ruolo di queste piattaforme. Questo divario potrebbe essere legato a una minore esposizione alle dinamiche digitali nei contesti meno urbanizzati.
La privacy ĆØ un tema prioritario, ma spesso sacrificabile
Il 34% degli italiani considera la privacy una prioritĆ assoluta per le piattaforme digitali, con una percentuale che sale al 45% nei grandi centri urbani. Tuttavia, quando si tratta di scegliere tra privacy e servizi personalizzati, molti mostrano unāambivalenza. Nei piccoli centri, il 50% degli intervistati ritiene che la personalizzazione sia āabbastanzaā importante, anche a scapito della privacy. Questo suggerisce che, nonostante la consapevolezza, la privacy viene spesso sacrificata in nome della comoditĆ o dellāefficienza dei servizi digitali.
Regolamentazione dei social: serve piĆ¹ controllo, ma cāĆØ incoerenza
Il 22% degli italiani ĆØ favorevole a una regolamentazione piĆ¹ restrittiva dei social network, con una netta distinzione tra grandi e piccoli centri. Nei grandi centri, quasi un italiano su tre (29%) sostiene la necessitĆ di regole piĆ¹ severe, mentre nei piccoli centri questa percentuale scende al 16%. Tuttavia, emerge una certa incoerenza: il 62% dei residenti nei piccoli comuni ritiene che le regole interne delle piattaforme siano sufficienti, suggerendo una visione poco chiara delle implicazioni della regolamentazione.
Privacy vs. personalizzazione: un dilemma irrisolto
Mentre il 34% degli italiani considera la privacy una prioritĆ assoluta per le piattaforme digitali, molti mostrano unāambivalenza quando si tratta di scegliere tra privacy e servizi personalizzati. Nei piccoli centri, il 50% degli intervistati ritiene che la personalizzazione sia āabbastanzaā importante, anche a scapito della privacy. Nei grandi centri, invece, il 52% respinge fermamente lāidea che la personalizzazione possa avere la prioritĆ , segno di una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla condivisione dei dati personali.
Questi ed altri dati saranno discussi nel webinar di presentazione dellāOsservatorio, che si terrĆ il prossimo 27 febbraio.
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