La situazione energetica in Italia e nuove prospettive

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In Italia, come in quasi tutto il resto della Europa, da questo autunno, il prezzo del gas si è portato a livelli drammatici, sia per i bilanci delle famiglie, ed ancora di più, per le imprese energivore, che necessitano di grandi quantità di energia per la loro produzione.


Per procedere alla drastica riduzione della importazione di gas russo e diversificare le forniture, i Governi nazionali e la Commissione Europea, hanno garantito la disponibilità di gas naturale, ma ad un prezzo sicuramente elevato. Le quotazioni dei contratti TTF (Title Transfer Facility, mercato di riferimento europeo per il gas naturale che riunisce produttori nazionali ed internazionali), scambiati ad Amsterdam e usati come riferimento per i prezzi del gas in tutta l’Ue, dall’inizio dell’anno, si aggirano intorno ai 50 euro per Mwh (megawatt – ora), cioè più del doppio dei prezzi medi prima della guerra in Ucraina.


L’aumento del costo del gas provoca una crescita dei prezzi delle bollette della elettricità, dato che, circa il 40% della produzione elettrica italiana arriva da centrali termoelettriche alimentate a gas e il prezzo della energia elettrica è determinato per il 70% delle ore, dalla generazione di questi impianti.


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Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato le prospettive che il Governo intende sostenere:


accelerazione dei progetti per nuovi impianti di energia rinnovabile;


“disaccoppiamento” per ridurre l’impatto delle quotazioni del gas sul prezzo finale della elettricità;


meccanismo di “energy release” che prevede la vendita anticipata da parte del Gestore dei servizi energetici di elettricità alle imprese energivore a prezzi calmierati.

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Sul gas naturale, l’equilibrio è instabile


L’Europa possiede pochissimo gas naturale sul suo territorio. Gli ultimi dati, a conoscenza, che si riferiscono al 2023, evidenziano che l’Europa ha consumato 330 miliardi di metri cubi di gas e di questi, 300 miliardi sono stati importati dall’estero. Il gas è utilizzato principalmente per la produzione di energia elettrica e i processi industriali, ed oltre il 30% delle famiglie nella UE, lo utilizza per il riscaldamento.


Il gas naturale, oggi arriva principalmente dal Nordafrica, dal Medioriente e dagli Stati Uniti.

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Tagliando l’importazione dalla Russia, senza l’approvvigionamento di Gazprom con contratti a lungo termine, l’UE ha dovuto affidarsi all’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) spostandosi su un mercato molto più flessibile.


 “I flussi di gas russo erano molto flessibili e quindi, un ottimo strumento per bilanciare domanda ed offerta di energia elettrica, tenendo conto della intermittenza delle altre fonti, come le rinnovabili – ha spiegato ad Avvenire – l’Ing. Marta Bucci, Direttore Generale di Proxigas, l’associazione della filiera del gas. Ricorrere al GNL significa avere a che fare con prezzi più variabili che devono tenere conto di fattori di incertezza diversi: geopolitici, tecnici e di mercato. L’interruzione del flusso di gas dalla Ucraina, dal 1 gennaio, ha complicato ulteriormente le cose. Il consumo di gas è aumentato in tutto il mondo, da 3mila a 4mila miliardi di metri cubi, anche perché i Paesi che fanno ancora ampio uso di carbone, stanno sostituendo lo stesso, con il gas, per ridurre le emissioni inquinanti.


Quello che si può fare più rapidamente – ha spiegato Bucci – è ancorare il prezzo del gas attraverso contratti a lungo termine che limitano la volatilità dei prezzi, per evitare di restare in balìa della competizione internazionale.


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La nuova Commissione Europea, a direzione Ursula Von der Leyen, considerata l’urgenza di evitare il crollo di interi settori industriali, potrebbe orientarsi verso un cambio di direzione, rispetto agli acquisti di gas russo tramite l’Ucraina e sta tornando a discutere con Kiev, la possibilità di trovare un accordo per ripristinare il transito, coinvolgendo nelle discussioni Ungheria e Slovacchia, i Governi più penalizzati dalla perdita di quelle forniture”.


Biometano e Idrogeno Verde


Per l’Ing. Pier Lorenzo Dell’Orco, Amministratore Delegato di Italgas Reti, che gestisce oltre 60mila chilometri di rete e distribuisce in Italia, circa 6 miliardi di gas naturale ogni anno: “Possiamo investire maggiormente su biometano e idrogeno verde – ha precisato in una intervista su Avvenire. I gas prodotti dagli scarti della attività agricola e degli allevamenti, fanghi di depurazione e colture energetiche hanno grande potenziale, oltre ad essere esempi di economia circolare e contribuire alla transizione ecologica. Il biometano può essere immesso nella rete del gas naturale e permette una riduzione delle emissioni di gas serra di oltre l’80% rispetto al gas naturale. Oggi, l’Italia ne produce circa 600 milioni di metri cubi all’anno e conta di arrivare, a produrne 2,3 miliardi di metri cubi, entro il 2030, grazie ai quasi 2 miliardi di euro messi a disposizione dal Pnrr.


Anche l’idrogeno verde prodotto da impianti di elettrolisi, alimentati da energia solare o eolica è in piena espansione. Italgas, la prossima estate, in Sardegna, avvierà un impianto per la produzione di idrogeno verde che servirà le utenze domestiche e il trasporto pubblico locale. Inoltre, l’Italia, è al centro del progetto SouthH2 Corridor che punta a produrre idrogeno verde in Nord Africa e trasportarlo in Europa”.

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Il Governo accelera sul nucleare in Italia. Cosa prevede il disegno di legge


Il Ministro Gilberto Pichetto Fratin – il 22 gennaio scorso –  ha inviato a Palazzo Chigi lo schema del ddl alla votazione del Consiglio dei Ministri.


“L’Italia è pronta a rientrare nel nucleare, che non andrà a sostituire le rinnovabili, ma le completerà, assicurandoci un mix energetico equilibrato e sostenibile” – ha dichiarato il Ministro Fratin – in una intervista a “Il Sole 24 Ore”.


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L’intenzione del Governo sembra essere quella di valutare i piccoli reattori modulari che potrebbero contribuire a coprire i consumi energetici della industria pesante.


Il disegno di legge, preparato da una Commissione Tecnica, che sarà adottato dal Governo, prevede l’approvazione,  entro 24 mesi, di uno o più decreti legislativi recanti: la disciplina per la produzione di energia, la fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, lo smantellamento degli impianti esistenti, la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito (riprocessamento), la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo della energia da fusione, nonché la ridefinizione delle competenze e delle funzioni in materia


I decreti legislativi a cui si fa riferimento serviranno soprattutto per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni della Unione Europea e degli accordi internazionali sul corretto uso della energia nucleare.




























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CALCIO Saverio Sticchi Damiani “Con la cessione di Dorgu si creano le basi per il futuro del Lecce” A conclusione della sessione di calcio mercato in cui per il Lecce si è registrata la cessione più lucrosa della sua ormai centenaria storia la società ha indetto una conferenza stampa nel corso della quale ha preo la parola prima di il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani, ed anche per lui nel corso degli ultimi giorni, per la precisione a Parma, dobbiamo registrare un primato storico: Sticchi Damiani ha infatti superato per vittorie conquiste nel massimo campionato italiano, dopo quella di parta sono 31, sia Mario Moroni (30) che Franco Jurlano (29). “Volevo fare il punto sullo stato di salute del club, parlando soprattutto di numeri, debiti, verità. Chiedetemi pure tutto su qualsiasi cosa non sono chiaro, la nostra trasparenza è massima. C’è quest’idea che si dà un messaggio e se ne cela un altro, cosa sbagliatissima. C’è con me Tamborrino del collegio sindacale che potrà riprendermi se dico qualche inesattezza. Parto dall’aspetto economico, per chi vede il calcio in modo più romantico, cosa alla quale tengo tantissimo, ci sarà anche lo spazio in coda. Partiamo dall’operazione Dorgu che ha i caratteri della straordinarietà. E’ la nostra cessione record ed avviene nel nostro momento di grandissima salute economica. Qualcuno ha voluto parlare di criticità, che ci sono state ma in passato con il Covid sul cui risanamento tornerò dopo. Non era un’operazione prevista, non è stata fatta per colmare criticità del passato. Ci porta ricchezza sotto tutti i punti di vista e possibilità di fare investimenti tecnici e strutturali. Più volte abbiamo detto che Dorgu non sarebbe partito a gennaio, ed ora spiego perché è accaduto il contrario. 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Ora parliamo del reinvestimento delle risorse. C’è preoccupazione che quest’introito vada ad un precedente risanamento frutto della retrocessione in B sommata ai due anni cadetti di Covid i quali ci hanno portato un -27. Calcio e Finanza ha fatto un articolo su un documento ufficiale, ma lo ha fatto nei giorni dell’addio di Dorgu. Questo per dire che il ripianamento del -27 sarebbe arrivato a prescindere dall’ultimo acquisto tramite tre plus di bilancio di fila. Quindi gli introiti di Dorgu vanno al di là del ripianamento. Si è parlato di debiti, che io ho detto siano stati azzerati. Ed è una grande verità. Ci sono delle passività che vanno a bilancio, come la svalutazione dei calciatori, che però non sono soldi che devi a qualcuno. Semplicemente influiscono su quel -27 che ripiani con tre bilanci positivi di fila, come stiamo facendo a prescindere dalla plusvalenza di Dorgu. Ora, questo non vuol dire che il giorno dopo aver ceduto Dorgu buttiamo 30 milioni sul mercato, non è così che fa il Lecce. Noi dobbiamo continuare a prendere giocatori a 2 per formarli, andando ovviamente ad accrescere l’aspetto delle possibilità. Un altro aspetto: nessuno dei soci ha mai preso 1 euro. Abbiamo investito 26 milioni per la nostra scalata, cosa che ha fatto anche il Napoli investendo e poi dando sostenibilità ad una società strutturata. E’ così che un certo tipo di società fanno calcio. Noi abbiamo fatto un regalo al territorio, investendo soldi privati che qui non è facile reperire. Le aziende locali come sponsor tramite Confindustria sono riuscite a sommare 27mila euro, quest’anno la Camera di Commercio ha provato a fare lo stesso per acquistare uno skybox da 50mila euro tramite aziende locali e non ci è riuscita. Noi invece abbiamo investito 26 milioni nel Lecce, facendo una scalata che non era scontata. C’è chi ha speso 70 milioni ed è ancora in C. Sostenibilità non vuol dire che non si investe, ma che si generano ricavi reinvestiti”. Il tifoso non c’entra nulla, perché girano numeri a casaccio. Ad esempio sugli innesti. Parliamo di cifre reali che entrano nel club, per Pongracic sono entrati 10 milioni e per Gendrey poco più di 6. Si riduce di parecchio. Grazie al lavoro dei direttori abbiamo fatto cessioni importanti, incassando escluso Dorgu 40 milioni effettivi, spendendone 42. Però io so che quei 42 diventeranno 200. Il tifoso sbaglia perché ha numeri sbagliati, c’è chi dice che ci mettiamo i soldi in tasca. Affrontiamo questo tema, perché ai tempi di Semeraro si ruppe tutto dicendo che se li intascavano anche se avevano in realtà perso 100 milioni. Il tifoso può stare tranquillo, i soldi di Dorgu verranno reinvestiti. E’ un tema che verrà sgomberato. Abbiamo fatto un accordo con l’Ordine dei commercialisti e metteremo a disposizione un professionista per ogni curiosità che i tifosi possano avere. Dorgu verrà pagato in 5 anni, perché anche i grandi club come il Manchester United chiede le rateizzazioni. Quindi noi ora ci troviamo a giocare un campionato sudatissimo, è una bella stagione, sono carico in questo momento storico. Dobbiamo stare tutti uniti, guardare a Parma quanto abbiano inciso i tifosi”. Io credo che sul mercato le abbiamo provate tutte. Io credo che abbiamo fatto un mercato da Lecce, spendendo 2 milioni per giocatori validi. Magari se lo stesso giocatore viene pagato 8 il tifoso è contento. Pensate a Pierotti, lo scorso anno si diceva non avessimo fatto abbastanza perché avevamo acquistato lui a 1,2 milioni. Se oggi me lo chiedono a 8 milioni io non lo do, quindi credo che per quelle che sono le nostre possibilità e caratteristiche il Lecce provi sempre a fare il massimo. Ovviamente siamo in piena regola anche con i rapporti con il fisco. Sui costi delle cessioni sono tanti gli aspetti ad influire ed è giusto parlarne. Prendiamo ad esempio Gendrey, perché giocatori così li puoi avere a zero come fatto da noi se poi fai degli accordi come riconoscere percentuali future al club che te lo cede ma anche agli intermediari che possono aver favorito la trattativa. Sono tanti gli aspetti da prendere in considerazione. Poi non dimentichiamo che ci troviamo in una Serie A complicatissima, con di fronte club che investono cifre importanti come Como, Parma e non solo. Non dimentichiamo che si è parlato tanto di fair play finanziario, un tetto che noi ci siamo auto imposti perché è importante per stare in salute come club. Siamo stati criticati perché parliamo del centro sportivo magari dopo una sconfitta. Non dobbiamo farci trascinare dal risultato del momento, un club come il nostro deve convivere con la sconfitta. Non dobbiamo fermarci all’oggi, serve visione a lungo termine. Non so perché il centro sportivo sia stato preso in antipatia da alcuni, io non mi stancherò mai di sottolineare invece l’importanza di alcune cose perché sono sintomo di salute e lungimiranza. Il centro sportivo ti porta meno infortuni, quindi punti. E’ importante e non dobbiamo farci prendere troppo dalle difficoltà del momento”.