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La settimana intercorsa tra la l’informativa cancellata e quella infine concessa ieri al Parlamento ha consentito ai ministri Nordio e Piantedosi di farsi preparare dall’avvocata Giulia Bongiorno. Ma non di coordinarsi tra di loro. Bongiorno, che è anche senatrice della Lega, è stata scelta per la difesa del gruppo del governo. Ha già assistito Salvini nel processo Open Arms e a lei si sono affidati la premier, il sottosegretario Mantovano, il guardasigilli e il ministro dell’Interno per il caso Elmasry. E sempre alla senatrice è stato affidato il coordinamento delle informative dei due ministri alla Camera e al Senato. Con tanto di divisione dei compiti: a Nordio accusare di incompetenza la Corte penale internazionale (Cpi), a Piantedosi convincere deputati e senatori che l’espulsione del torturatore libico Elmasry con aereo di stato fosse stata dovuta alla sua pericolosità.
QUEST’ULTIMA è, di tutte le parole pronunciate dai ministri, l’unica su cui l’opposizione ha concordato. E proprio per questo i parlamentari hanno replicato ritenendo del tutto «insufficienti» e «deludenti» le ricostruzioni rese dai ministri, denunciandone le incongruenze e sottolineando i punti inevasi. E soprattutto l’assenza della presidente del Consiglio. Per l’occasione, evidentemente non ritenuta una passeggiata, il governo ha serrato i ranghi. Tutti presenti tranne il vertice: non c’era Meloni e neppure i suoi vice Tajani e Salvini. Quest’ultimo si farà vedere nel pomeriggio al Senato.
A NORDIO il compito più ingrato: mettere in risalto le presunte falle nell’atto di arresto. Per poi attaccare la Cpi ( «La Corte ha fatto un enorme pasticcio frettoloso, attiverò i miei poteri per chiedere giustificazione circa le incongruenze») e denigrare la magistratura per pretendere la riforma della giustizia: «Certa magistratura sciatta non legge le carte. Volevano rallentare la riforma? Ci hanno compattato». Per Nordio il suo «ministero non è un passacarte della Cpi, ma un organo politico che deve meditare il contenuto delle sue richieste, in funzione dei contatti con altri organi dello Stato».
Confermando quindi, con una sola frase, che «è stato un atto politico e si è consultato prima con Meloni». Come nota l’opposizione che, negli interventi, ha incalzato il guardasigilli: «Non si trattava di essere passacarte ma di trasmettere gli atti, era l’unica cosa che avrebbe dovuto fare». Nordio si era preparato per fare le pulci nel merito all’atto della Cpi ma poi è tornato a sottolineare che era scritto in inglese. E ha perso diversi minuti solo per indignarsi per la lingua scelta dalla giurisprudenza internazionale. «Addirittura alcune parti erano in arabo» esclama, causando l’ilarità del centro sinistra.
A SEGUIRE l’intervento, più misurato, del ministro dell’Interno. Piantedosi ha escluso che Elmasry «sia mai stato un interlocutore del governo» per la questione migratoria, ha affermato di non aver ricevuto nessuna pressione o minaccia e ripetuto che l’uomo accusato di crimini contro l’umanità sarebbe stato espulso «per salvaguardare la sicurezza dello Stato». Ma le due versioni non collimano e i partiti di centro sinistra se ne accorgono subito.
«Il primo è stato imbarazzante, il secondo imbarazzato», si accanisce il senatore Iv Matteo Renzi. I parlamentari di centro destra, per supportare l’esecutivo, hanno seguito le istruzioni ricevute ringraziando i ministri e la premier per aver difeso l’Italia, dichiarando che le informative sono state «ottime, eccellenti, solari, indiscutibili, piane, serene», e, sulla scia di Meloni, hanno attaccato il Pd per il tesoriere campano, poi espulso dal partito, coinvolto in un procedimenti sui permessi di soggiorno falsi a Salerno. Mossa, quest’ultima, che ha scatenato la bagarre in entrambi gli emicicli.
ALLA CAMERA, così come a Palazzo Madama, Pd e Avs hanno agitano le foto che testimoniano la violenza delle carceri libiche e le torture compiute direttamente dal libico che il governo Meloni ha rilasciato. Espongono cartelli con la scritta «una patriota in fuga» rivolti alla premier, definita «presidente del coniglio» da Elly Schlein. Per la segretaria dem, Nordio «ha parlato da avvocato difensore di un torturatore». «La nostra credibilità internazionale – ha rimarcato – è stata sfregiata dalla vostra scelta, oggi rivendicata, di riaccompagnare a casa un torturatore. Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo, invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia».
«DISCORSO scandaloso, giustificazioni menzognere, contraddittorie, ridicole» incalza il leader del M5S, Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni stizzito: «Capisco la premier, era forse impossibile venire qui a schiena dritta a giustificare la scelta del suo governo di liberare uno stupratore di bambini, per questo ha inviato due onorevoli prestanome». «Quella sedia vuota nei banchi del governo è un’offesa non soltanto per il Parlamento, ma anche per la giustizia internazionale», attacca anche Riccardo Magi di +Europa.
E la «sedia vuota» è il punto su cui si concentreranno le opposizioni per le prossime mosse. Se Magi propone una commissione parlamentare d’inchiesta, i 5s valutano l’ostruzionismo e il dem Boccia chiede le dimissioni di Nordio. Tutti sono compatti su un punto: Meloni deve assumersi le sue responsabilità. Pd, M5s, Avs, Azione e Iv hanno chiesto di nuovo una informativa urgente della presidente del Consiglio. Ma Meloni tace e manda avanti un altro ministri, Ciriani, per assicurare che le sue politiche per l’immigrazione continuano
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