“Abbiamo istituito una società individualista dove quello che conta è essere visibili e dire la propria. Quindi, qualsiasi post è uno spunto per essere visibili e avere successo”
LECCO – C’è chi proprio non resiste. Il commento, la reazione, la battuta: è un bisogno irrefrenabile, una sorta di automatismo. Fosse anche solo un’emoticon, poco importa: l’importante è dire la propria. È il popolo dei Social, o meglio, una sua parte, quella “seriale” che sfrutta ogni occasione per intervenire, spesso senza i filtri della riflessione e dell’educazione.
I Social network nascono per favorire l’interazione e l’intrattenimento, spingendo gli utenti a trascorrere più tempo possibile sulle piattaforme. Cosa spinge alcune persone a commentare ogni cosa, anche senza avere nulla di rilevante da dire? Da dove nasce questa spinta e perché la maggior parte degli utenti della Rete ha almeno un profilo Social?
Per cercare di dare una risposta a queste e ad altre domande, abbiamo incontrato il Dottor Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta docente all’Università Milano-Bicocca e all’Università Cattolica di Milano e presidente della Fondazione “Minotauro” di Milano.
Dottore, cosa porta una persona a dover commentare “per forza”?
“Abbiamo istituito una società individualista dove quello che conta è essere visibili e dire la propria. Quindi, qualsiasi post è uno spunto per essere visibili. Nel caso specifico dei Social, se chiunque può costruirsi il ‘successo’ raccontando quello ciò che gli pare e piace, mettendo in mostra cosa fa nella sua vita privata, è evidente che chiunque abbia qualcosa da dire lo dice e chi non ha nulla da dire commenta ciò che trova, diventando magari un heater o un troll”.
Perché talune persone arrivano ad essere maleducate e persino cattive sui Social? Pensiamo agli heaters oppure ai provocatori, i così detti troll?
“Similmente è la diretta conseguenza del voler essere visibili. Non voglio difendere gli heaters, ma dobbiamo domandarci chi li crea? Se una persona sui social condivide ogni aspetto della propria vita, arrivando a pornograficizzare le proprie esperienze, le proprie emozioni, in una società dove il confine tra esperienza intima, privata e esperienza pubblica non esiste più e dove più la fai grossa più hai successo, è un’illusione di onnipotenza aspettarsi di essere accolti solo con applausi. Ripeto, non è mia intenzione difendere gli heaters perché è evidente che certe persone manifestano dei disagi se non addirittura delle psicopatologie, ma nella società che abbiamo creato, se tu sei diventato influente inevitabilmente ci sarà chi si appoggia a te e alla tua notorietà per dire cosa pensa del tuo modo di raccontare e ci sarà anche chi lo farà in malo modo. Quindi, follower e heaters fanno parte del medesimo pubblico”.
E’ un problema di società quindi?
“Esattamente, è un problema che va oltre la dimensione Social e che non possiamo affrontare isolandolo dalla società individualista che abbiamo creato. Oggi attraverso i Social si governa il mondo, si muove la politica. Qualsiasi area di realizzazione di sé passa attraverso una sorta di comunicazione rivolta ad un popolo potenziale di 7 miliardi di persone e tutto ciò avviene senza che nessuno te l’abbia chiesto. Domandiamoci cosa spinge oggi un Presidente del Consiglio a fare dichiarazioni via Social, così come il presidente degli Stati Uniti? O similmente come mai un musicista, anziché suonare in una cantina insonorizzata come si faceva una volta, si mette in mostra sui Social. Non c’è categoria o ruolo affettivo, madre, padre, zio, collega di lavoro che non vive attraverso i gruppi di Social e di messaggistica istantanea come WhatsApp”.
Come si può combattere questa “battaglia”?
“La cosa è tanto drammatica quanto terribile. Le stesse persone che vivono sui Social lanciano appelli affinché genitori, insegnanti e Governi non facciano usare i Social alle generazioni di adolescenti. Proponiamo dei modelli di identificazione ogni giorno, per poi guardarci intorno e dire: ‘Tu sei sbagliato’. Le stesse cose, se le fai tu vanno bene, ma se le fanno gli altri non vanno bene. Quindi, come si possono combattere delle battaglie mentre ti guadagni da vivere e costruisci la tua identità personale, affettiva e professionale sui Social dicendo alle nuove generazioni che a loro fanno male? in questa società, dopo aver disboscato la terra, plastificato i mari rendendo le generazioni future ancora più povere non si capisce il motivo per cui le si debba anche impedire di avere successo vietandole di usare gli stessi strumenti che usiamo noi per avere successo? Riguardo a questo ho poi un sospetto: come accede di solito agli adulti invecchiando, non vorrei che ci fosse una certa invidia verso chi ha più futuro davanti a sé, quindi ai giovani, ai quali dopo aver tolto tutte le possibilità future gli si vuole togliere anche la possibilità di realizzare sé stessi in questa società, dicendogli che usare i social fa male. E magari lo si fa mentre tu, tutti i giorni, posti foto, video e commenti sui Social, arrivando magari a lanciare persino appelli contro il loro utilizzo, chiedendo di firmare una petizione… ovviamente, via Social”.
Come ne usciamo?
“Io l’ho proposto proposto al Senato della Repubblica nel giugno del 2024: bisogna vietare i social dagli 0 agli 80 anni. Perché proprio fino a 80 anni? Perché dagli 81 in poi una persona è prossima all’addio, quindi un annetto e mezzo su TikTok può anche farlo. Dopodiché, siccome non vorrei mai che mi dicessero che voglio togliere Internet ai giovani, tengo a precisare che sono favorevole ad internet, ma trovo terribile che si punti il dito verso chi propone queste soluzioni deridendolo come una persona non autorevole, mentre chi balla tutti i giorni sui Social, politici compresi, si sentono “autorevoli” e autorizzati nel dire ai ragazzi che i Social fanno male perché non ancora pronti all’utilizzo”.
Concludiamo con le ultime due domande: alcune persone davanti ad una tastiera si sentono più forti? E i Social sono una cartina di tornasole di ciò che le persone sono realmente?
“In assenza del corpo si esprimono delle parti di sé. Ci si può sentire più forti, ma anche più autentici. Pensiamo agli amici di penna di una volta, pensiamo ai ragazzi che attraverso messaggi, quindi non in presenza, hanno espresso pensieri profondissimi. L’assenza del corpo può agevolare parti diverse di sé, a volte quelle più forti, altre quelle meno coraggiose, altre ancora quelle più profonde. Dipende dai soggetti. Poi una tastiera può essere anche una protezione, perché può essere che un heaters se lo incontri può farti di peggio.
Per quanto riguarda i Social come cartina di tornasole di ciò che le persone sono realmente, posso dire che i Social hanno amplificato la società dell’individualismo e della paranoia verso l’altro che già esisteva. I Social sono una rappresentazione delle scelte che ognuno di noi fa. Si possono anche non aprire i canali Social”.
Nel ringraziare il Dottor Lancini, ricordiamo che a fine Marzo uscirà il suo ultimo libro dal titolo “Chiedimi Aiuto. Come stare in relazione con gli adolescenti”, edito da Raffaello Cortina Editore.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link