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La parola a Massimo Bertone, sementiere

Mentre la stagione delle semine di frumento volge al termine, ci immergiamo nel mercato delle sementi con un’intervista a Massimo Bertone, titolare della Bertone sementi che da 70 anni è attiva nel miglioramento genetico e nella commercializzazione di sementi, rivolgendosi in particolare ai cerealicoltori. Il panorama che emerge è quello di un quadro ancora poco chiaro sulle superfici seminate, sebbene sia evidente un calo generalizzato per quanto riguarda il frumento. La difficile situazione della scorsa stagione ha minato le basi per l’avvio di quella in corso e ha reso, secondo Massimo Bertone, anche poco evidenti i vantaggi delle varietà più performanti, a causa del cattivo andamento meteorologico sia a Nord che a Sud.

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Massimo Bertone, quali sono le sensazioni sulle semine di frumento per la stagione 2024-25?

«Al momento è ancora difficile fare previsioni sulle superfici seminate: si sta chiudendo il mese di gennaio e sono ancora in tanti a dover completare le semine. Non solo al Sud ma anche, ad esempio, qui in Piemonte, dove il maltempo ha comportato gravi ritardi. Anche noi sementieri non riusciamo ad avere un quadro chiaro ma la sensazione è quella di un calo generalizzato su tutti i cereali autunno-vernini e ci attendiamo, quindi, dati di superfici ridotte rispetto all’anno precedente».

Si sono registrate resistenze sui prezzi da parte degli agricoltori?

«Non eccessivamente: il nostro è un mercato vasto, fatto di tanti selezionatori e che comprende tutte le regioni italiane. I prezzi della semente sono legati ai valori delle materie prime e, alla fine, si regolano in base alle leggi di mercato»…

Tra le varietĂ  proposte, come stanno andando gli ibridi?

«Sugli ibridi di frumento non siamo in grado di dare una vera proiezione sull’evoluzione del comparto…ormai sono presenti sul mercato da tanti anni ma non riescono ad occupare la superficie che inizialmente l’industria voleva raggiungere. Al momento ritengo che la quota di ettari occupata sia abbastanza stabile, a meno che non siano lanciati nuovi ibridi, particolarmente performanti. Si tratta di un segmento, comunque, su cui tante aziende sono tornate a fare ricerca e sviluppo, investendo risorse.

C’è, poi, da dire che molto dipende anche dagli areali di coltivazione e che la risposta del mercato non è la stessa in altri paesi europei. Nel nostro territorio, però, non c’è stata un’evoluzione importante del segmento negli ultimi anni».

Qual è l’orientamento della ricerca varietale in Italia?

«Sebbene la nostra ricerca non sia tanto sviluppata quanto quella di altri paesi con superfici a cereali nettamente maggiori (si veda il caso della Francia), le attività in Italia proseguono e danno ottimi risultati. Tante varietà sviluppate nel nostro paese hanno un ottimo successo di mercato. Sicuramente performance e qualità guidano gli investimenti in ricerca e sviluppo: la sostenuta domanda di frumenti di forza che si è registrata nel 2024 suggerisce che il mercato della trasformazione sia alla ricerca di materiale di sempre maggiore qualità. E, qui, l’Italia ha il suo ruolo con la ricerca promossa dall’industria, quindi di iniziativa privata, che sviluppa e commercializza nuove varietà.

Purtroppo l’annata 2023-24 non ha offerto buone condizioni meteorologiche e, quindi, non ha consentito alle varietà migliori di esprimere al meglio le loro potenzialità: la complessità ambientale ha fatto sì che tutti i parametri rilevati fossero sostanzialmente “appiattiti”».

La filiera, quindi, cerca la qualità: i “contratti di filiera” premiano gli agricoltori?

«Nei frumenti i contratti di filiera sono diffusi e ritengo che funzionino bene. C’è da dire che i prezzi offerti in questi contratti sono pur sempre legati ai valori dei listini, quindi ci sono annate in cui non fanno molto la differenza. Per l’agricoltore, però, c’è la garanzia del ritiro del prodotto che è un vantaggio non di poco conto.

Da un lato, il produttore si impegna nelle pratiche agricole e nella qualità del prodotto e, dall’altro, il trasformatore nelle quantità ritirate: gli impegni sono reciproci e ritengo che nel grano, per tutte le filiere, i contratti abbiano un ruolo importante per quella fetta di industria che intende assicurarsi una granella di origine italiana».

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Autore: Azzurra Giorgio

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