Con la sentenza di condanna emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il dramma della Terra dei fuochi è partita la solita corsa al rimpallo di responsabilità da parte della sinistra: “La colpa non è nostra”, “abbiamo trovato un disastro”, e così via. Addirittura c’è chi, come il presidente pro tempore della Campania, ha affermato, con la solita sfrontatezza, che la sua sarebbe stata l’unica amministrazione ad essere intervenuta per il contrasto a un fenomeno che continua ad avvelenare il Nostro Posto.
A mio avviso sarebbe stato almeno più dignitoso da parte loro chiedere scusa e ammettere le proprie gravi negligenze, se non altro perché la sinistra guida quasi ininterrottamente da 25 anni la Regione Campania e i fatti – o meglio ciò che non è stato fatto – pesa come un macigno sulle loro coscienze, se le avessero ovviamente. La verità naturalmente è un’altra.
Non solo nessuno di costoro ha mai mosso un dito, ma – al contrario – dal Governo regionale è stata posta in essere una costante opera di negazione dei fatti e di delegittimazione di coloro che hanno provato a denunciare emergenza ed inazione. In tanti ricordano i toni sprezzanti utilizzati, in pubblico, da Vincenzo De Luca per replicare a coloro che erano scesi in piazza per chiedere interventi contro i roghi di rifiuti tossici e gli sversamenti abusivi registrati nell’area della Terra dei fuochi. Una folla composta soprattutto da tante persone che, per l’effetto dei livelli drastici di inquinamento e per il diffondersi in maniera esponenziale di patologie oncologiche, avevano perso familiari di ogni età: bambini, adulti, anziani.
Non solo queste persone non hanno ricevuto neppure una parola di conforto, ma la loro legittima protesta è stata bollata come l’iniziativa di “squadristi” e “camorristi”! Quanto cinismo. Del resto, destino non dissimile è toccato spesso anche a don Patriciello, il parroco anticamorra di Caivano, la cui lotta per la difesa dell’ambiente e la salute pubblica, ignorata dalle giunte rosse alla guida di Città metropolitana e Regione, ha ricevuto ascolto soltanto con l’avvento di un Governo nazionale di centrodestra. Insomma, in Campania e ancora di più negli ultimi 10 anni, la sinistra non solo ha ignorato l’emergenza, ma è arrivata perfino a sostenere pubblicamente che la Terra dei fuochi semplicemente non esisteva.
Da internet rimbombano ancora le roboanti dichiarazioni di De Luca che, a reti unificate e rivolto alla solita platea compiacente di famigli e di valvassini, tuonava che “la Terra dei fuochi è nel Nord del Paese”. Costui, con l’obiettivo più o meno dichiarato di tumulare ogni forma di ricerca della verità, ha preteso persino che fosse cancellata la Commissione regionale speciale istituita per monitorare e intervenire nell’area.
Una forma inquietante di negazionismo, denunciata – purtroppo inutilmente – anche dal vescovo di Acerra, quel monsignor Di Donna finito anche lui vittima di strali feroci perché colpevole di ascoltare le “pecorelle del suo gregge”. Basterebbe questo per “inchiodare” la Regione alle proprie responsabilità rispetto al fallimento registrato anche sul versante dell’ambiente, della gestione dei rifiuti e della salute dei cittadini: non è quindi per colpa di un destino avverso se i campani sono ultimi in Italia per aspettativa e qualità della vita.
La lista dei disastri anzi è molto lunga, a partire da ecoballe e campi rom, storiche vergogne di queste amministrazioni fallimentari. Sulle ecoballe (prodotto clientelare della Giunta Bassolino), De Luca continua ritualmente a promettere l’imminente definitivo svuotamento dei siti di stoccaggio dal 2016, quando ricevette oltre mezzo miliardo di euro dal Governo guidato da Renzi. Ora, di balla in balla, siamo arrivati alla metà del 2026, ovviamente dopo le prossime elezioni di autunno.
I conteggi fatti da esperti indipendenti chiariscono che, mantenendo il “passo” deluchiano, ci vorrebbero in realtà ancora quasi cento anni! Altrettanto indegna la gestione dei campi rom, un’emergenza legata a doppio filo a quella della Terra dei fuochi, a partire dal fatto che è proprio in prossimità di quegli accampamenti che vengono appiccati i roghi tossici che hanno conseguenze drammatiche per la salute di chi vive in quelle zone.
E se, negli ultimi anni, il numero degli incendi è drasticamente diminuito rispetto al passato, è stato soltanto grazie al potenziamento dei controlli, all’aumento delle unità di forze dell’ordine, al contrasto efficace e costante delle organizzazioni malavitose specializzate nel traffico di rifiuti, all’impiego di mezzi d’avanguardia per il monitoraggio: tutte misure messe in campo dal Governo di centrodestra. Ma non può ovviamente bastare. Per questo, insieme al Gruppo regionale della Lega, non soltanto denuncio da sempre che questi accampamenti rappresentano vere e proprie bombe a orologeria, sociali ed ecologiche, che aspettano solo di esplodere, ma – di fronte all’inerzia – ho messo sul piatto una soluzione concreta.
Tuttavia, da anni, chiediamo inutilmente che si discuta in Aula la proposta di legge che abbiamo presentato in Consiglio regionale. Un piano che – senza mortificare le persone – prevede la chiusura dei campi presenti, la bonifica e la riconversione del territorio interessato e forme di housing sociale nelle aree spopolate della Regione anche per spezzare il cerchio malavitoso che si è saldato in quei campi.
Ancora più grave, però, è il fatto che accanto all’immobilismo, all’indifferenza, all’opera di mortificazione dei cittadini e del territorio, continui lo spreco cinico e indecente delle risorse pubbliche, a partire da quelle ricevute dall’Europa proprie per queste finalità: non è stato speso un solo euro delle centinaia di milioni ricevuti per le bonifiche ambientali, per il disinquinamento delle falde acquifere, per recuperare e rilanciare suolo e agricoltura locale.
Quei soldi sono invece finiti tutti nel calderone clientelare di appalti per la “manutenzione delle strade provinciali” e delle “foreste regionali”, tutti affari oscuri che sono “confluiti” in inchieste, certo non soltanto televisive. Insomma, un marciume maleodorante – più dei rifiuti tossici, se non altro perché proviene dai palazzi di Governo – per il quale l’unica cura possibile sono le elezioni. E per fortuna ci siamo.
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