Avellino e il Traffico Illecito di Rifiuti

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Il traffico illecito di rifiuti è un crimine che danneggia profondamente l’ambiente e minaccia la salute pubblica. La sua estensione in Italia è stata ampiamente documentata grazie a un’inchiesta che ha portato allo smantellamento di una vasta organizzazione criminale dedita allo smaltimento illegale di rifiuti speciali non pericolosi. L’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Bari e Lecce, ha portato alla luce un sistema intricatamente organizzato che coinvolgeva numerosi soggetti e che operava su diverse regioni italiane, tra cui la Campania, la Puglia, la Calabria, la Basilicata, e, in modo particolare, la provincia di Avellino.

L’indagine ha svelato il coinvolgimento di diverse aziende e figure professionali che, in concorso tra loro, hanno gestito il traffico illecito dei rifiuti. Al centro di questa rete di attività illecite vi era l’impianto di trattamento rifiuti della società EKO s.r.l.s. di Onano (VT), che sarebbe stato utilizzato come copertura per operazioni di smaltimento illegale. Questo impianto, che era stato sottoposto a sequestro preventivo dal 2019 per violazioni ambientali, non era in grado di ricevere effettivamente i rifiuti che venivano, in realtà, smaltiti in siti non autorizzati, spesso attraverso la falsificazione dei Formulari di Identificazione Rifiuti (FIR). L’operazione ha condotto a una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone. Sono accusate di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, impedimento al controllo e gestione illecita di rifiuti.

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La struttura criminale che avrebbe operato dietro il “Sistema Botticelli” era composta da numerose aziende di smaltimento, intermediari, trasportatori compiacenti, e una fitta rete di segnalatori che gestivano le operazioni di trasporto dei rifiuti. Il cuore di questo sistema era l’intreccio di aziende e persone che si occupavano di ogni fase del traffico illecito, dalla produzione dei rifiuti, al trasporto, fino allo smaltimento in siti clandestini. L’inchiesta ha portato alla luce un giro d’affari che supera i 150.000 euro e ha permesso di arrestare numerosi soggetti, tra cui alcuni con ruoli di rilievo all’interno delle operazioni illecite.

Avellino: un nodo cruciale nell’inchiesta

La provincia di Avellino ha avuto un ruolo fondamentale nell’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti, rivelando che il territorio irpino era utilizzato come punto nevralgico per alcune operazioni cruciali legate allo smaltimento illegale. L’aspetto più significativo dell’indagine che coinvolge Avellino riguarda il ruolo del comune di San Martino Valle Caudina e in particolare dello stabilimento della ex azienda “ILAS Alveolater srl”, un sito che, nonostante essere dismesso e sottoposto a procedura fallimentare, è stato utilizzato come discarica illegale.

Nel novembre 2021, le indagini hanno accertato che rifiuti speciali, originariamente destinati all’impianto EKO di Onano (VT), sono stati scaricati illegalmente nell’area dell’ex stabilimento ILAS. Questo luogo, non più operativo e senza autorizzazioni, è stato utilizzato come punto finale per il trattamento dei rifiuti, che venivano abbandonati in modo incontrollato. La scoperta dei rifiuti, in particolare delle 72 eco-balle contenenti materiale plastico, carta, legno e metallo, ha confermato che il sito di San Martino Valle Caudina era diventato un punto di smaltimento illegale per i rifiuti provenienti da altre regioni, tra cui la Puglia e la Campania.

Il coinvolgimento di Avellino è stato determinato grazie all’individuazione di una serie di indizi concreti. Tra questi, la presenza di alcuni membri dell’organizzazione, come il titolare dell’impianto di smaltimento EKO, Claudio Botticelli, e il suo complice Paolo Bisceglia, che sono stati associati al sito di San Martino Valle Caudina attraverso una serie di indagini telefoniche e analisi dei tabulati. Le operazioni di trasporto e smaltimento illecito si sono svolte con una pianificazione meticolosa: i trasportatori, tra cui Gaetano Barile e altri, venivano “segnalati” attraverso intermediari, come la società La Rinascente srls di Paolo Bisceglia, per ritirare e smaltire i rifiuti da destinare a siti illegali, tra cui quello di Avellino.

Un altro aspetto fondamentale che lega la provincia irpina all’organizzazione criminale è stato il modus operandi di Bisceglia, che, oltre a gestire i flussi di rifiuti, ha dimostrato un’incredibile capacità di nascondere le tracce dell’attività illecita. Bisceglia, infatti, possedeva una chiave d’ingresso per il sito di San Martino Valle Caudina, permettendo così l’accesso ai mezzi di trasporto e la sistematica gestione dei conferimenti. La scelta di utilizzare aree abbandonate o fallimentari per smaltire i rifiuti in modo clandestino ha evidenziato la spregiudicatezza e la capacità dell’organizzazione di aggirare i controlli e di operare in pieno anonimato.

Il coinvolgimento di aziende e trasportatori

Nel contesto dell’inchiesta, Avellino è stata anche testimone della connessione tra le aziende che producevano rifiuti e gli intermediari che li smaltivano illegalmente. L’azienda DENTICE PANTALEONE di Montefredane (AV) avrebbe avuto un ruolo significativo nel traffico illecito di rifiuti. Il 7 settembre 2022, infatti, è stato intercettato un trasporto di rifiuti provenienti da DENTICE, scortato da un automezzo della N.T.TRASPORTI. Il coinvolgimento di DENTICE nell’inchiesta sarebbe stato confermato dalle conversazioni telefoniche tra i membri dell’organizzazione, che indicavano chiaramente le operazioni di ricarico e smaltimento dei rifiuti da parte dell’azienda di Avellino.

L’indagine avrebbe inoltre rivelato che Bisceglia e altri intermediari erano responsabili della gestione dei flussi di rifiuti attraverso il pagamento di compensi ai trasportatori, che si aggiravano intorno ai 13-14 euro a tonnellata. Il sistema di pagamento e la distribuzione dei proventi illeciti avrebbe permesso agli attori coinvolti di gestire un traffico di rifiuti su vasta scala, senza curarsi dei danni ambientali e sanitari che questo comportava.

La conseguente operazione e i risvolti giuridici

Il duro colpo inferto dall’operazione ai danni dell’organizzazione criminale ha avuto un impatto significativo sul traffico illecito di rifiuti in Italia. L’arresto di numerosi soggetti e il sequestro di impianti e beni hanno contribuito a fermare una delle più grandi reti di smaltimento illegale. Le indagini, ovviamente, sono ancora in corso, e si prevede che emergeranno ulteriori dettagli che chiariranno i legami tra le aziende di smaltimento, i trasportatori e i siti illegali come quello di San Martino Valle Caudina.

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Il ruolo di Avellino nell’inchiesta non è trascurabile. La scoperta che l’area irpina sarebbe stata utilizzata come punto di smaltimento dei rifiuti dimostra quanto profondamente radicati siano questi crimini anche in territori meno esposti. La continua attenzione delle forze dell’ordine, insieme alla collaborazione con le autorità giuridiche, sta cercando di fare giustizia per i danni ambientali causati da queste pratiche illegali.

La lotta al traffico illecito di rifiuti è tutt’altro che conclusa. La scoperta dei siti illegali e il coinvolgimento diretto di aziende e trasportatori, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una problematica che continua a minacciare la salute e il benessere delle comunità. Tutto lascia intendere che, presto, giungeranno nuovi e importanti riscontri. 



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