La Liguria assegna 220mila euro alle parrocchie per progetti di educazione affettiva, Avs: “Solo propaganda”

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La Regione Liguria ha destinato 220mila euro a progetti di educazione affettiva alle parrocchie. Nonostante le svariate proposte di inserire l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, i fondi pubblici sono stati diretti a iniziative che riflettono una visione conservatrice, suscitando preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni. Ghio e Candia di Avs hanno dichiarato a Fanpage: “Dalla Regione solo propaganda”

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La decisione della Regione Liguria di destinare agli oratori e alle parrocchie cattoliche, 220mila euro al finanziamento di progetti di educazione all’affettività e alla relazione, ha suscitato reazioni contrastanti, evidenziando una profonda frattura tra la visione laica e quella religiosa su temi legati alla sessualità e alle relazioni umane. Il dibattito attorno all’educazione sessuo-affettiva, del resto, non è certo nuovo: da anni si discute della necessità di introdurla nelle scuole, ma ogni tentativo si scontra con forti resistenze ideologiche. Alla luce dell’alto tasso di femminicidi e delle molteplici forme di violenza di genere che segnano la nostra società, diventa sempre più evidente però quanto sia urgente affrontare questi temi sin dall’infanzia. L’ educazione sessuale e affettiva può infatti avere un ruolo determinante nella prevenzione di comportamenti patriarcali, violenti e disfunzionali, contribuendo a promuovere il rispetto reciproco, l’inclusività, la consapevolezza emotiva, l’educazione al consenso e la tutela dei diritti individuali. Eppure, le risorse pubbliche destinate a questo scopo sembrano seguire direzioni opposte alle esigenze di una società inclusiva e moderna.

Il caso dei fondi nazionali e liguri: una retromarcia preoccupante

La polemica si inserisce in un quadro più ampio che coinvolge anche il governo nazionale. Il finanziamento ligure di 220mila euro alla Chiesa per l’educazione alla relazione richiama, infatti, la controversia legata ai 500mila euro stanziati nella legge di bilancio grazie a un emendamento del deputato Riccardo Magi (Più Europa). Questi fondi, inizialmente destinati a finanziare corsi di educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie, sono stati poi dirottati verso la formazione degli insegnanti sulla prevenzione dell’infertilità.

La modifica della destinazione di quei fondi era stata annunciata dal ministro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che aveva giustificato la scelta sostenendo che la somma disponibile non sarebbe stata sufficiente per iniziative educative di più ampio respiro. Per l’opposizione e per le associazioni a favore dei diritti civili, tuttavia, questa decisione è apparsa come un chiaro passo indietro, una manovra per evitare lo scontro con le associazioni antiabortiste e ultraconservatrici, che si erano opposte con forza all’iniziativa di Magi.

A livello locale, il caso ligure presenta le stesse criticità. Il neo eletto presidente di Regione Marco Bucci dice di “saperne pochissimo”, per poi sottolineare: “Comunque io problemi non ne vedo, noi diamo fondi a tutti quanti, tutte le associazioni che fanno attività sociale hanno la possibilità di accedere ai bandi, non diciamo no a nessuno, neanche a quelli che hanno fatto polemica”.

Eppure di bandi sull’educazione sessuale affettiva, la Liguria sembra non averne mai visti.

A Fanpage.it Francesca Ghio, consigliera comunale di Alleanza Verdi e Sinistra a Genova, ha criticato apertamente la scelta della Regione, sottolineando come il finanziamento alle parrocchie dimostri l’intenzione della destra di stravolgere le istanze della società civile per trasformarle in mera propaganda politica. “Questo iter di accogliere le richieste della società civile, delle associazioni, dei movimenti per poi stravolgerne il significato, restituendo pura propaganda elettorale, è l’ultima spaventosa strategia di una destra che amministra solo ai propri interessi e non al bene collettivo”.

“Se solo si fermassero a comprendere l’urgenza di educare le nuove generazioni alla consapevolezza e al rispetto, dando ai bambini di oggi gli strumenti per combattere la violenza di domani”, ha dichiarato Ghio, “si renderebbero conto di quante risorse stanno sprecando. Ma il loro obiettivo non è migliorare la società, bensì mantenerla divisa con ignoranza e violenza”.

Il ruolo della Chiesa e il rischio di un’educazione parziale

La scelta della Regione Liguria di affidare l’educazione affettiva agli oratori cattolici solleva un altro interrogativo cruciale: può un’istituzione religiosa, con una visione tradizionalista della sessualità, garantire un’educazione davvero inclusiva e rispettosa di tutte le identità?

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Storicamente, la Chiesa cattolica ha mantenuto una posizione conservatrice su questi temi, promuovendo il matrimonio eterosessuale come unico contesto legittimo per l’espressione della sessualità e opponendosi a una visione più ampia e inclusiva delle relazioni umane. Esercitando poi una forte resistenza nei confronti di un’educazione sessuale basata sull’accettazione delle diverse identità di genere.

Le critiche si concentrano quindi anche sulla questione della laicità dello Stato: l’Articolo 7 della Costituzione sancisce la reciproca indipendenza tra Stato e Chiesa, e l’Articolo 8 garantisce pari dignità a tutte le confessioni religiose.

Così anche Arcigay Liguria ha denunciato apertamente il rischio di esclusione per le persone LGBTQIA+, evidenziando che un’educazione affettiva impostata secondo i principi del Catechismo cattolico non potrà mai rispondere alle esigenze di tutti i giovani.

“Non si può continuare a proporre il matrimonio eterosessuale come unico modello valido di relazione”, ha dichiarato l’associazione, aggiungendo: “Oggi più che mai serve parlare di nuovi modelli relazionali senza pregiudizi, garantendo il diritto alla contraccezione e all’interruzione volontaria di gravidanza, temi su cui la Chiesa mantiene una posizione fortemente restrittiva, con impatti concreti sulle vite di donne e persone queer”.

L’educazione all’affettività, Candia (Avs): “Si chiarisca la modalità dei fondi”

La questione del finanziamento esclusivo alle parrocchie per i progetti di educazione all’affettività e alla relazione non solleva solo un problema politico, ma mette in mostra anche un’importante criticità tecnica e amministrativa. A sottolinearlo è la consigliera regionale e Capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Selena Candia, che ha dichiarato a Fanpage.it di aver depositato un’interrogazione per chiedere chiarimenti sulle modalità di assegnazione dei fondi: “La nostra interrogazione nasce dalla necessità di capire perché questo bando sia stato riservato esclusivamente alle parrocchie e non sia stato invece reso pubblico, consentendo a tutte le realtà del settore di presentare i propri progetti”, ha spiegato Candia.

“Esistono numerose associazioni che operano da anni nell’ambito dell’educazione affettiva e sessuale, con esperienza e competenze consolidate, e non si capisce perché siano state escluse da questo processo”.

Il problema, quindi, non riguarda solo la destinazione dei fondi, ma anche il metodo con cui la Regione ha deciso di assegnarli, escludendo di fatto una pluralità di soggetti che avrebbero potuto contribuire con approcci diversi e più inclusivi.

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Candia ha poi evidenziato come questa decisione si inserisca in un quadro politico più ampio, che, a livello nazionale e regionale, mostra una chiara tendenza a trattare i temi dell’educazione affettiva solo da una prospettiva non laica e non progressista: “Il messaggio politico che stanno dando è evidente”, ha continuato.

“Questi temi, quando vengono affrontati, devono essere discussi solo all’interno di una visione conservatrice, limitata e priva di una reale apertura alla diversità. Ed è proprio questo che noi vogliamo contrastare. Noi chiediamo un’educazione affettiva che sia libera, inclusiva e basata su principi di rispetto, consenso e conoscenza del proprio corpo, senza stereotipi di genere”, ha aggiunto ancora la consigliera regionale.

Secondo Candia, la Regione ha ripetutamente respinto le richieste di finanziamento per percorsi di educazione affettiva da introdurre nelle scuole anche negli anni precedenti: “Nella scorsa legislatura ho presentato questa proposta a ogni bilancio, chiedendo risorse per avviare percorsi educativi fin dalla prima infanzia, ma ci è sempre stato risposto di no”, ha ricordato. “Il motivo è chiaro: il nostro modello di educazione affettiva è basato sul consenso, sulla conoscenza del proprio corpo e sulla decostruzione degli stereotipi. È un modello che garantisce libertà di scelta e autodeterminazione, ma evidentemente non è quello che questa maggioranza vuole promuovere”.

Un altro aspetto che solleva Candia è il modo in cui certi termini e linguaggi, storicamente appartenenti al mondo progressista, vengano svuotati del loro significato originario e riutilizzati e reinterpretati in un contesto completamente diverso: “Allarmante l’appropriazione di determinate parole e concetti tipici della sinistra per legittimare iniziative che, nella pratica, vanno in una direzione opposta. Si fa passare l’idea che si stia investendo nell’educazione e nella formazione, quando in realtà il contenuto e le modalità con cui queste tematiche verranno affrontate saranno ben lontane da un approccio inclusivo, laico e libero”.

La vera domanda, quindi, non è solo come vengano spesi questi fondi pubblici, ma quale futuro si voglia costruire per le nuove generazioni. Un futuro basato sulla conoscenza, il rispetto e la libertà, o uno in cui le scelte educative siano dettate da interessi politici e ideologici.





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