In che modo l’ansia influisce sulla salute cardiovascolare?

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L’ansia, pur essendo spesso considerata un disturbo mentale, ha un impatto significativo anche sulla salute fisica, in particolare sul sistema cardiovascolare. Questa connessione è cruciale per una gestione integrata della salute, che tenga conto sia degli aspetti mentali che fisici del benessere. 

In effetti, l’ansia non è solo una risposta psicologica, ma ha effetti concreti e misurabili sul corpo, in particolare sul sistema cardiovascolare; è associata a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari come la malattia coronarica, l’ictus, l’insufficienza cardiaca e la mortalità cardiovascolare. 

Anche se la ricerca scientifica finora si è concentrata principalmente sulla depressione come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, le meta-analisi effettuate nel corso degli ultimi anni hanno indicato che i disturbi d’ansia potrebbero rappresentare un fattore di rischio, in particolare il disturbo d’ansia generalizzato

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Inoltre, può influenzare indirettamente la salute cardiovascolare attraverso comportamenti non salutari come cattiva alimentazione, mancanza di esercizio fisico e abuso di sostanze, tutti fattori di rischio noti e dimostrati per le malattie cardiache. 

Ne consegue che la gestione dell’ansia, attraverso terapie efficaci e cambiamenti nello stile di vita, può avere un impatto positivo sulla salute del cuore

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire in che modo l’ansia influisce sulla salute cardiovascolare e come affrontare questa correlazione di causa-effetto. 

Come l’ansia influenza il sistema cardiovascolare: i meccanismi fisiologici

L’ansia influenza il sistema cardiovascolare attraverso una serie di meccanismi fisiologici complessi, che coinvolgono l’attivazione del sistema nervoso simpatico, il rilascio di ormoni dello stress, l’infiammazione cronica e la disfunzione autonomica.

Nel dettaglio: 

  • attivazione del sistema nervoso simpatico: l’ansia acuta o cronica stimola il sistema nervoso simpatico, portando a un rilascio costante di adrenalina e noradrenalina. Questo meccanismo prepara l’organismo alla reazione di “lotta o scappa”, causando un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), della pressione arteriosa e del lavoro cardiaco. Nel tempo, questa iperattivazione cronica può portare a ipertrofia ventricolare sinistra, rigidità arteriosa e disfunzione endoteliale, aumentando il rischio di ipertensione e insufficienza cardiaca;
  • aumento della pressione arteriosa: l’ansia cronica è strettamente correlata all’ipertensione, un importante fattore di rischio per infarto miocardico, ictus e altre malattie cardiovascolari. Episodi ripetuti di ansia possono causare aumenti transitori ma significativi della pressione arteriosa, che nel lungo termine possono contribuire a danni vascolari permanenti;
  • sindrome del Cuore Infranto: l’ansia acuta può provocare sintomi simili a un attacco di cuore, come dolore al petto e difficoltà respiratorie, in una condizione nota come sindrome del cuore infranto (cardiomiopatia da stress o sindrome di Takotsubo);
  • rilascio di cortisolo: l’ansia cronica porta a un aumento prolungato dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Elevati livelli di cortisolo contribuiscono all’aumento della glicemia, alla resistenza all’insulina e all’accumulo di grasso viscerale, fattori che promuovono lo sviluppo della sindrome metabolica e aumentano il rischio di diabete e malattie cardiovascolari;
  • infiammazione cronica: l’ansia cronica è associata a livelli elevati di marcatori infiammatori, come la proteina C-reattiva (PCR), l’interleuchina-6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α). Questa risposta infiammatoria sistemica contribuisce alla disfunzione endoteliale e accelera il processo di aterosclerosi, aumentando il rischio di ischemia miocardica e infarto;
  • disfunzione autonomica e ridotta variabilità della frequenza cardiaca: l’ansia cronica può compromettere la regolazione autonoma del ritmo cardiaco. La ridotta variabilità della frequenza cardiaca, una caratteristica comune nei pazienti ansiosi, indica una scarsa capacità del sistema nervoso autonomo di adattarsi ai cambiamenti fisiologici, ed è associata a un maggiore rischio di infarto miocardico e morte cardiaca improvvisa;
  • spasmi coronarici e ischemia: episodi di ansia possono indurre spasmi delle arterie coronarie, riducendo temporaneamente il flusso sanguigno al cuore e causando ischemia miocardica, anche in assenza di ostruzioni significative.

Questi meccanismi fisiologici, agendo in sinergia, creano un ambiente favorevole allo sviluppo di malattie cardiovascolari nei soggetti ansiosi

Effetti indiretti dell’ansia sul cuore

Ai meccanismi fin qui elencati, si affiancano anche una serie di effetti indiretti attraverso i quali l’ansia impatta sulla salute cardiovascolare e che contribuiscono ad aumentare il rischio di complicanze.

Ci riferiamo, nello specifico, a: 

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  • comportamenti malsani: l’ansia può portare ad adottare comportamenti non salutari che aumentano il rischio cardiovascolare. Questi includono una cattiva alimentazione, con diete ricche di zuccheri e grassi, mancanza di esercizio fisico, abuso di alcol o sostanze e abitudini come il fumo. Questi comportamenti contribuiscono all’aumento di peso, all’ipertensione e all’iperlipidemia, peggiorando il rischio di malattie cardiache. Inoltre, l’ansia può ridurre la motivazione a svolgere attività fisica regolare;
  • disturbi del sonno: l’ansia cronica è spesso associata a disturbi del sonno come insonnia e risvegli frequenti. La privazione di sonno è un fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari, contribuendo all’ipertensione, all’infiammazione sistemica e alla disfunzione metabolica;
  • somatizzazione e ipervigilanza cardiaca: l’ansia può portare ad una maggiore attenzione ai normali segnali fisiologici, come il battito cardiaco, portando ad ipervigilanza cardiaca. Questo può indurre il paziente a interpretare sintomi benigni come segnali di gravi problemi cardiaci, aumentando lo stress e peggiorando i sintomi ansiosi. In merito segnaliamo anche il nostro articolo Come distinguere l’ansia dai problemi cardiaci;
  • aderenza alla terapia: l’ansia può influire negativamente sull’aderenza alle terapie mediche raccomandate per la salute cardiovascolare.

Quali tipi di disturbi d’ansia sono particolarmente legati alle malattie cardiache?

Diversi tipi di disturbi d’ansia sono stati associati a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, ma alcuni sembrano avere un legame più forte rispetto ad altri.

Nello specifico:

  • disturbo d’ansia generalizzato: è stato identificato come il più fortemente associato alle malattie cardiovascolari. Studi lo hanno collegato a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari avversi, come mortalità e incidenti cardiaci maggiori. In pazienti con malattia coronarica, è stato collegato ad un rischio quasi doppio di mortalità in un periodo di dieci anni. Inoltre, in pazienti con malattia coronarica stabile, è stato associato a un rischio doppio di eventi avversi cardiaci maggiori in un periodo di due anni;
  • attacchi di panico: questo disturbo è caratterizzato da attacchi di panico improvvisi e intensi, che possono causare tachicardia, dolore al petto e difficoltà respiratorie, sintomi simili a quelli di un attacco di cuore. È associato a un aumentato rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e di eventi cardiaci maggiori, inclusi infarto miocardico;
  • disturbo post-traumatico da stress (PTSD): il PTSD è stato associato a un aumento del rischio di malattie coronariche, insufficienza cardiaca e mortalità. Uno studio ha dimostrato che i sintomi del PTSD sono collegati ad un rischio maggiore di tre volte di mortalità in pazienti con defibrillatori cardioverter impiantabili, anche tenendo conto di altre covariate rilevanti. In una meta-analisi che ha incluso oltre 400.000 individui, il PTSD è stato associato a un aumento del rischio di sviluppare malattie coronariche, indipendentemente da variabili mediche e depressione;
  • fobie: alcuni studi suggeriscono che anche le fobie possono essere associate ad un rischio maggiore di problemi cardiovascolari. Ad esempio, la fobia sociale è stata trovata più frequente in individui con ansia cronica.

La comorbilità tra disturbi d’ansia è comune e i sintomi di ansia e depressione possono sovrapporsi.

Gestione e prevenzione: cosa fare?

La gestione e la prevenzione dell’ansia, in relazione alla salute cardiovascolare, richiedono un approccio integrato che consideri sia gli aspetti psicologici che quelli fisici. 

Vediamo, quindi, quali sono i principali interventi terapeutici e di gestione dell’ansia da mettere in campo:

  • Terapia Cognitivo-Comportamentale. Questo tipo di terapia si concentra su tre componenti principali:
    • gestione dell’ansia: aiuta il paziente a non concentrarsi troppo sulle ansie relative al futuro e a focalizzarsi sul presente attraverso esercizi di rilassamento, tecniche di focalizzazione sensoriale e yoga.
    • ristrutturazione cognitiva: mira a correggere le distorsioni cognitive, come la tendenza a “catastrofizzare”, aiutando il paziente a vedere le situazioni in modo più realistico;
    • terapia dell’esposizione: espone gradualmente il paziente alle situazioni che causano ansia, aiutandolo a gestirla in modo efficace;
  • psicoterapie: varie forme di psicoterapia, come quelle psicodinamiche, possono essere utili. Anche le terapie di gruppo possono fornire supporto;
  • farmaci: in alcuni casi, possono essere prescritti farmaci come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o le benzodiazepine, che sono generalmente sicuri ed efficaci nel trattamento dell’ansia nei pazienti con malattie cardiovascolari. Nei casi più lievi, è possibile virare su ansiolitici naturali e su rimedi non farmacologici contro l’ansia. Tuttavia, è importante monitorare attentamente gli effetti collaterali e le interazioni farmacologiche;
  • tecniche di rilassamento: tecniche come la mindfulness e il training autogeno possono aiutare a ridurre l’ansia e lo stress.

Oltre alle terapie, un ruolo importante è ricoperto dai comportamentali e dallo stile di vita. In tal senso, si raccomanda:

  • adozione di un stile di vita sano;
  • attività fisica regolare;
  • alimentazione equilibrata;
  • astensione dal fumo e moderazione nel consumo di alcol;
  • igiene del sonno;
  • aderenza ai trattamenti medici;
  • coinvolgimento in programmi di riabilitazione cardiaca;
  • supporto sociale.

I pazienti con ansia e problemi cardiovascolari dovrebbero essere monitorati regolarmente per valutare l’efficacia del trattamento e apportare eventuali modifiche.

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Fonti

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Le informazioni qui riportate hanno carattere puramente divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportate sono assunte in piena autonomia decisionale.



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