Fogli sparsi
Fogli sparsi, diari, agende, angoli di carta,
pagine strappate
perse nel tempo, nel vento, nel cambiamento,
nell’adattamento, nella conformazione, nel trasloco.
Buttate nel cestino, gettate, cancellate,
immeritevoli, odiate,
spreco di inchiostro, di tempo, di sudore
di impegno, di ardore.
Lunga scia di lacrime, di sangue, di sfinimento,
di autodistruzione, di spegnimento.
Parole scritte, pensate, insensate, amate, riflesse,
sentite, recuperate, riscritte.
La forza, la vita, la passione ti chiama a gran voce.
Ora la senti.
Non morire più un’altra volta.
(Sonia Pacetti)
Avere un garage, una cantina dove sono ammassati libri, carte, riviste, quaderni pieni di fogli debordanti aggiunti nel tempo con una metodicità difficilmente ordinata, penso sia una condizione vitale per molte persone. Poi, chi come me ha avuto l’avventura di fare diversi traslochi, ricorda la grande difficoltà, la rinuncia (perché no?) un po’ dolorosa a portarsi dietro, nella nuova dimora di libri, giornali (addirittura annate), documenti accumulati nel tempo. Una parte, di ciò che avevo deciso di lasciare, l’ho donata ad un paio di centri sociali anziani, altri libri, videocassette con argomenti adatti all’infanzia li ho portati ad un paio di scuole elementari. Nonostante questi “alleggerimenti” operati nel tempo, il mio garage attuale (come fosse un essere pulsante) “vive” una condizione di stand by precario, d’attesa.
Aspettando la prossima estate, per un’esplorazione più in profondità del materiale letterario accumulato in garage, ogni tanto apro gli armadi e prendo fuori alcuni di quei documenti, frammenti che fanno parte della mia storia. L’ironia di Karl Kraus, in “Detti e contraddetti” mi viene in soccorso quando scriveva che “fra i vecchi libri, rari sono quelli che, in mezzo all’incomprensibile e al troppo comprensibile, hanno conservato un contenuto vivo”. Un pensiero decisamente tagliente, paradossale che ovviamente mi porta in direzione opposta. Un po’ di tempo fa, ho ritrovato diversi libri con all’interno numerosi fogli sparsi in cui, negli anni settanta scrivevo note personali di politica locale, di costume, tentativi di satira. Tutte cose che penso abbiano fatto in tanti. Non c’erano ancora i computer, gli smartphone. Eravamo ancora ben immersi nella modalità analogica. Trascrivevo nello stesso foglio poesie di vari autori, decine di titoli di libri da acquistare (cosa che molto spesso poi ho fatto), titoli di dischi, numeri telefonici e altro. Girovagando sul web, come faccio spesso, mi sono imbattuto in una poesia del 2015 di Sonia Pacetti “Fogli sparsi” (IlMioLibro ed.) che ho riportato integralmente all’inizio. In particolare, mi hanno colpito questi versi “parole scritte, pensate, insensate, amate, riflesse, sentite, recuperate, riscritte”. Senza scomodare autori/autrici di fama, e non penso di fare una rivelazione strepitosa, molte volte, ogni giorno ti capita di avere delle interferenze emozionali che ti arrivano da una frase, uno sguardo, una notizia, un pensiero. Queste poche parole mi hanno rimandato a quello che mi capita ogni tanto nelle ricognizioni mnemoniche nel mio garage. Riporto, per questo numero di “Parole a Capo”, una poesia di Ettore Masina “Non si deve spiegare la vita ai bambini”, ricopiata in uno dei tanti fogli ritrovati e dal contenuto purtroppo, e tristemente, sempre attuale.
(Pier Luigi Guerrini)
Non si deve spiegare la vita ai bambini,
non dirgli: bambini
sapete, il mondo cresce,
cammina
uccidendo bambini.
Ne abbiamo visti morire tanti questa sera,
alla televisione, in guerre
dovunque.
Vi guardavo guardare: tenevate
alti gli occhi a cercare
i soldati: io, bassi (cercavo
negli angoli quei piccoli voi
rovesciati, fra pietre).
L’arco perfetto d’una bomba a mano
vi strappava un bisbiglio,
così la fumata sul
tank.
E i bambini morivano negli angoli,
senza
rumore o parole
non avendo più voci.
(Ma
non si devono dire
queste cose ai
bambini se si vuole
che diventino uomini).
(da “Pellegrinaggio laico“, Fratelli Fabbri Editori, 1969)
Brevi note informative su Ettore Masina (Breno, 4 settembre 1928 – Roma, 28 giugno 2017). E’ stato un giornalista e apprezzato vaticanista (famosi i suoi servizi televisivi sul Concilio Vaticano II), scrittore e politico italiano. Fu parlamentare e fondatore, con Paul Gauthier, della “Rete Radié Resch” di solidarietà internazionale.
NOTA: “Parole a capo” è una iniziativa dell’Associazione culturale “Ultimo Rosso”. Per rafforzare il sostegno al progetto invito, nella massima libertà di adesione o meno, a inviare un piccolo contributo all’IBAN: IT36I0567617295PR0002114236
La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica.
Immagine di copertina tratta da Pixabay
Pier Luigi Guerrini è nato in una terra di confine e nel suo DNA ha molte affinità romagnole. Sperimenta percorsi poetici dalla metà degli anni ’70. Ha lavorato nelle professioni d’aiuto. La politica e l’impegno sono amori non ancora sopiti. E’ presidente della Associazione Culturale Ultimo Rosso. Dal 2020 cura su Periscopio la rubrica di poesia “Parole a capo”.
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