Berlusconi ha sdoganato o no la destra? La disputa tra Fini, La Russa e Donzelli

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Il convegno sul trentennale del congresso di Fiuggi è stata l’occasione per riflettere sul passato e sul futuro del centrodestra e sul ruolo di Silvio Berlusconi nello “sdoganamento” della destra post-MSI

Un confronto vivace e accorato sulla storia e sull’eredità della destra italiana ha animato il convegno “Alleanza Nazionale. A 30 anni dalla nascita della destra di governo”, organizzato al Senato dalla Fondazione Tatarella per celebrare il trentennale del congresso di Fiuggi.

L’evento, che ha riunito esponenti di primo piano della destra italiana, è stato l’occasione per riflettere sul passato e sul futuro del centrodestra, con un dibattito che ha visto emergere visioni contrastanti sul ruolo, ancora una volta, di Silvio Berlusconi nello “sdoganamento” della destra post-MSI.

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Le dichiarazioni di Giovanni Donzelli, Ignazio La Russa e Gianfranco Fini hanno riacceso una questione mai del tutto sopita: è stato davvero il Cavaliere a rendere la destra una forza di governo, o il processo era già in atto prima della sua discesa in campo?

DONZELLI: “BERLUSCONI NON CI HA SDOGANATO, HA FRENATO LA NASCITA DI UNA DESTRA DI GOVERNO”

Ad aprire le danze ci ha pensato Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia e che all’epoca di An era il segretario di Azione Universitaria, il movimento studentesco della destra. “Un giovane toscano impertinente come tutti i toscani”, ha ricordato simpaticamente Fini.

Il deputato di FdI ha espresso una posizione netta, contestando quella che definisce una “ricostruzione storica errata”. “Ci manca Silvio Berlusconi, manca la sua capacità di tenere unite tutte le anime del centrodestra, le sue illuminazioni” ha esordito Donzelli. Tuttavia “dire che Berlusconi ha sdoganato la destra è un falso storico, perché la svolta della destra è stata quella di capire il momento”, riferendosi alla riforma per l’elezione diretta dei sindaci nel 1993.

Secondo Donzelli, la candidatura di Gianfranco Fini a sindaco di Roma segnò un passaggio cruciale e “Berlusconi, che era arguto, ci mise il cappello sopra. Grazie a Berlusconi la destra ha vinto le elezioni, ma la nascita di Forza Italia è stata anche un freno alla nascita di una destra di governo già allora, al partito della nazione”, come è adesso Fratelli d’Italia.

Un concetto ribadito nel corso del suo intervento: “Non voglio essere frainteso: ci manca Berlusconi, il suo sole in tasca, la sua genialità, il suo essere empatico, ma il fatto che Berlusconi abbia sdoganato e fatto un favore alla destra è un falso storico. La svolta per la destra ci fu con la legge per le amministrative del 1993. È con questa riforma che nacque il bipolarismo. Berlusconi ci mise il cappello sopra ma il fenomeno era partito. Gli italiani si stavano dividendo tra destra e sinistra. Non è grazie a Berlusconi che la destra è cresciuta”.

LA RUSSA: “SENZA BERLUSCONI AVREBBE VINTO LA SINISTRA”

A Donzelli ha risposto Ignazio La Russa, che è stato anche uno degli storici vice di Fini in Alleanza nazionale e alla guida, insieme a Maurizio Gasparri, della corrente ‘Destra protagonista’ (la stessa alla quale faceva riferimento Donzelli).

L’attuale presidente del Senato ha offerto una prospettiva diversa, riconoscendo l’importanza di Berlusconi nel contrastare la sinistra, ma attribuendo lo “sdoganamento” della destra più all’integrità morale delle generazioni precedenti che a un singolo leader. “Quella della destra è una storia fatta di molte sliding doors, come in quel film”, ha detto La Russa. “Ci ha sicuramente sdoganato la storia, ma ho sempre pensato che a sdoganarci più che le idee dei nostri padri sia stata l’onestà dei nostri padri, il loro esempio, l’amore per l’Italia”.

Il presidente del Senato ha poi risposto direttamente alle critiche di Donzelli: “Se è vero che senza Berlusconi avremmo potuto essere il primo partito, è altrettanto vero che senza Berlusconi avrebbe vinto la sinistra”.  Infine, La Russa ha ribadito l’importanza di non rinnegare il passato, ma di costruire su di esso: “Non bisogna rinnegare il passato, ma costruire su di esso. Se non ci fosse stato Berlusconi, ci saremmo trovati con la sinistra al governo”.

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FINI: “SENZA LA LEGGE DI SEGNI LA STORIA SAREBBE STATA DIVERSA”

Per Gianfranco Fini, che non ha mai citato direttamente Berlusconi sul tema, il punto di svolta della destra nel periodo tra il 1989 e il 1994, segnato dalla caduta del Muro di Berlino, da Tangentopoli e dalla nascita del bipolarismo. Secondo l’ex leader di Alleanza Nazionale, la vera opportunità arrivò con la riforma elettorale che introdusse l’elezione diretta dei sindaci: “Senza la legge di Mario Segni la storia sarebbe stata molto diversa”. È con i sindaci che la destra, sostiene, ha cominciato ad aprirsi spazi di governo nel Paese.

Fini ha offerto una lettura più orientata al futuro. Nel suo intervento ha sottolineato la necessità di una destra “riformatrice”, capace di adattarsi ai tempi e, se necessario, di modificare anche la seconda parte della Costituzione. “La forza autentica di chi si definisce di destra è quella, non di puntare alla carriera o di ricevere un vantaggio dalla politica, ma di crederci”, ha detto, richiamando il concetto di “amore per l’Italia”, spesso evocato da Giorgio Almirante.

Infine, ha ammonito la destra di oggi: “Se vuole affermarsi sempre di più come forza di governo, deve farsi protagonista di politiche realmente riformatrici. Il problema fascismo-antifascismo è superato, ora la destra deve guardare avanti” e ha aggiunto, rivolgendosi a Ignazio La Russa: “La nostalgia ce la possiamo tenere a casa, ma ora si deve andare avanti”.

QUALE FUTURO PER LA DESTRA, TRA IDENTITA’ E AMBIZIONI

Il convegno si è chiuso con una riflessione sul ruolo attuale della destra italiana, oggi al governo con Giorgia Meloni e con l’ambizione – esplicitata da più voci – di esprimere un giorno anche il Presidente della Repubblica.

“Fiuggi ha segnato un prima e un dopo nella storia della destra. Oggi abbiamo un premier, la seconda carica dello Stato e un vicepresidente esecutivo in Ue. Ora manca solo un ultimo passaggio: l’elezione di un presidente della Repubblica proveniente dalla destra italiana”, ha dichiarato Fabrizio Tatarella.

Leggi anche: Cos’è il modello delle Regioni che piace al centro del centrodestra



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