L’incubo è tornato. L’industria del Nord Est, quella energivora (acciaio, siderurgia, vetro, ceramica, chimica, fonderie e materie plastiche), ma non solo, è alle prese con l’ennesimo stress test causato dai prezzi dell’energia elettrica. Prezzi alti, talvolta doppi, rispetto ai principali competitor europei e che ricadono ovviamente sui costi del prodotto finito, rischiando di farlo diventare meno competitivo. Una vera e propria stangata, insomma, che l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha provato a declinare in cifre. Se il prezzo del gas resterà attorno ai 50 euro al megawatt/ora (ieri alla Borsa di Amsterdam in leggero ribasso a 47,97 euro Mw/h) per tutto l’anno, il conto per le imprese venete sarà di 1.543 milioni di euro in più rispetto al 2024, per il Friuli Venezia Giulia di 502 milioni, per il Trentino Alto Adige di 359 milioni.
Ma dove nasce la tensione sui prezzi, che comunque non è paragonabile ai livelli raggiunti nell’estate del 2022, quando il gas viaggiava a 120 euro Mw/h e l’energia sfondò il muro dei 300 euro? Oggi una buona fetta di responsabilità è per la stagionalità con le richieste aumentate, ma alimentata anche da speculazione, come sostiene il presidente del Consorzio Friuli Energia Marco Bruseschi, che conosce perfettamente le dinamiche del mercato. «Alcuni fenomeni contingenti – racconta l’esperto – di queste ultime settimane hanno peggiorato la situazione. Siamo in una stagione più fredda rispetto agli ultimi due, tre anni, sta arrivando un po’ meno Gnl (gas naturale liquefatto) dagli Stati Uniti, c’è bonaccia nel mare del Nord e l’eolico tedesco produce con meno efficienza. La domanda di gas è però aumentata di un 15%. Ciò ha comportato un progressivo svuotamento degli stoccaggi, in Italia pieni al 69%, in Europa al 58% e ha scatenato la corsa al rialzo dei prezzi, con un incremento sostanziale di circa il 40% nei confronti del 2024».
E la mano della speculazione la si nota soprattutto sul differenziale del costo del gas tra inverno ed estate. «C’è tensione sui prezzi summer (da aprile a settembre) che servono per riempire gli stoccaggi – aggiunge Bruseschi – tanto che sono più elevati rispetto a quelli di oggi. E questa è un’anomalia. Il summer 2025 è schizzato a 48,45 euro superando il winter 2025 che era fermo a 44,25 euro. A primavera gli stoccaggi saranno più vuoti del 2024 e, a queste cifre, nessuno vorrà riempirli. Il problema, per il nostro sistema economico, è adesso». Secondo Bruseschi invece la chiusura definitiva del passaggio del gas russo (tra il 5 e il 10% del fabbisogno nazionale) dall’Ucraina, non ha inciso sull’ondata rialzista. «Il mancato rinnovo del contratto con la Russia – racconta l’imprenditore – era previsto e quindi il mercato l’aveva già assorbito. In ogni caso il rigassificatore di Piombino ha aumentato le sue potenzialità, dall’Azerbaigian e dall’Algeria arriva una maggiore quantità di gas naturale». Altre strade per l’approvvigionamento, del resto, non sembrano percorribili. «Il collegamento russo aveva il vantaggio di quantità importanti di gas a un prezzo contenuto – continua Bruseschi – , Mosca non ha mai aumentato la bolletta perché a loro interessava vendere il più possibile. Non vedo percorribile un’opzione Russia a medio termine: quello che hanno fatto in Ucraina è stata un’operazione molto lesiva della democrazia europea, per anni non si apriranno più relazioni commerciali, quindi dovremo fare altrimenti. Il nucleare? Potrebbe essere un’ulteriore fonte energetica ma con tempi molto lunghi, il problema è che dobbiamo mantenere il sistema funzionale e competitivo in questi anni».
La sofferenza, infatti, ricade sulle spalle della manifattura nazionale che paga l’energia 130 euro al Mw/h, mentre la Francia 58, la Spagna 63 e la Germania 78. «Finchè abbiamo l’accoppiamento dei prezzi, è chiaro che non ne veniamo fuori – osserva l’esperto – . La dinamica che causa l’aumento è il mix energetico. La Germania produce energia ancora con carbone e lignite e sfrutta l’eolico, la Spagna ha aumentato l’eolico e il fotovoltaico, oltre ad avere un numero notevole di rigassificatori, l’Italia ha una quota di produzione di energia con il gas naturale superiore al 40%. È indispensabile lavorare al disaccoppiamento, nel 2024 per la prima volta le rinnovabili hanno coperto più del 40% della domanda dei mesi estivi, ma ancora questo vantaggio non lo vediamo. Le misure del governo italiano e quello europeo del cosiddetto Fer X che saranno operative nel 2025 possono essere efficaci, ma ci si aspettava anche una gas release che tarda a essere applicata per chi consuma molto gas; intanto qualche azienda ha già annunciato o deciso di fermarsi a questi prezzi».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link