Peskov sul disarmo nucleare: Mosca è pronta a negoziare con gli Stati Uniti “il prima possibile”. Bloomberg: l’Ue sta convincendo gli Usa ad inviare le truppe
La replica da Mosca alle istanze di Donald Trump non si è fatta attendere. Non era scontato un messaggio di distensione dopo che il tycoon aveva evocato la possibilità di inasprire le misure coercitive contro la Russia.
“Zelensky vuole la pace, ma bisogna farla in due. Se Putin non mette fine a questa ridicola guerra saremo costretti a colpire la Russia con tasse, dazi e sanzioni”, ha minacciato, dimenticando che 3 anni di restrizioni durante l’amministrazione Biden, nulla hanno potuto contro la macchina bellica russa.
Ne ha parlato pochi giorni fa il New York Times, spiegando che le previsioni iniziali sulla guerra in Ucraina, secondo cui le sanzioni avrebbero rapidamente indebolito il regime di Putin, non si sono realizzate. Mosca ha trovato modi per aggirarle, tra cui lo sviluppo di una flotta ombra per il trasporto di petrolio. Nonostante il blocco totale dei gasdotti diretti al vecchio continente, l’Unione Europea continua a comprare circa il 50% del gas naturale liquefatto dalla Russia.
Probabile che quello del Tycoon sia un gioco diplomatico utile a mostrare Washington ancora in grado di uscire dal conflitto da una posizione di forza, nonostante la sconfitta strategica subita in Ucraina.
È lo stesso segretario generale della NATO, Mark Rutte, ad ammettere che Kiev non è nelle condizioni di negoziare da una posizione di forza e che la Russia in tre mesi, dal punto di vista militare, sta sfornando “quello che tutta la NATO sta producendo da Los Angeles fino ad Ankara in un anno intero”.
Anche il Cremlino segnala come gli ultimi avvertimenti potrebbero far parte di una tattica in vista di possibili negoziati. “Stiamo seguendo da vicino tutta questa retorica, ogni dichiarazione e registriamo tutte le sfumature”, ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, specificando che nelle esternazioni di Trump, del resto, ci sono anche espressioni di stima per Mosca.
Il presidente russo Vladimir Putin, forse cogliendo il dietro le quinte della facciata aggressiva del nuovo inquilino della Casa Bianca, ora mostra toni di intesa affermando che lui e il leader americano Donald Trump hanno sempre avuto affari e relazioni pragmatiche.
“Se fosse stato rieletto nel 2020, il conflitto in Ucraina avrebbe potuto essere evitato”, ha detto prima di ribadire di essere disposto a negoziare con l’omologo americano “con tranquillità su tutti i settori di interesse”, ha detto Putin durante una visita alla Mosca State University.
Ha inoltre espresso la sua disponibilità a incontrare il tycoon in futuro, per discutere con calma tutte le questioni che coinvolgono sia la Russia che gli Stati Uniti, sottolineando che Mosca è aperta a lavorare insieme su diverse aree, inclusi aspetti economici ed energetici. Putin ha ricordato che, sebbene Trump avesse imposto sanzioni alla Russia durante il suo primo mandato, l’amministrazione Biden ha ulteriormente aumentato le restrizioni, pur mantenendo la Russia fuori dalle negoziazioni.
Donald Trump
E sul possibile abbassamento del prezzo del petrolio, evocato dal nuovo inquilino della Casa Bianca per danneggiare l’economia russa, ha affermato: “prezzi del petrolio troppo alti e troppo bassi sono dannosi sia per l’economia russa che per quella americana. È improbabile che Trump prenda decisioni che danneggeranno l’economia americana”.
Il presidente russo ha anche criticato la politica di Washington nei confronti del dollaro, affermando che la decisione di impedire alla Russia di utilizzarlo per i propri scambi danneggia anche gli Stati Uniti.
Al contempo, sempre Peskov, ha confermato la disponibilità della Russia a entrare in contatto con gli Stati Uniti, ma ha contemporaneamente respinto le affermazioni di Trump riguardo ai legami tra il conflitto in Ucraina e i prezzi del petrolio. Peskov ha sottolineato che la causa del conflitto non risiede nelle fluttuazioni del mercato energetico, ma piuttosto nella “minaccia percepita alla sicurezza nazionale della Russia”. Ha spiegato che Mosca agisce in risposta alla protezione dei suoi cittadini che vivono nelle aree contese, nonché alla persistente incapacità di ascoltare le preoccupazioni russe da parte degli Stati Uniti e dell’Europa.
Passando dalle dichiarazioni sul conflitto in Ucraina il portavoce del Cremlino si è concentrato sul tema del disarmo nucleare, affermando che il Paese è pronto a negoziare con gli Stati Uniti “il prima possibile“, per il bene del mondo e dei popoli di entrambi i Paesi. Tuttavia, ha sottolineato che la responsabilità di avviare i negoziati spetta agli Stati Uniti, che hanno bloccato tutti i contratti e interrotto i contatti sostanziali con la Russia. Ha anche evidenziato l’importanza di considerare tutte le potenze nucleari, accusando Regno Unito e Francia di non essere inclusi nelle discussioni nucleari, pur avendo anch’essi arsenali nucleari.
Bloomberg: l’Ue sta convincendo gli Usa ad inviare le truppe
Nel frattempo l’Europa si blinda e pensa ad uno schieramento militare dell’Occidente collettivo come garanzia di sicurezza per Kiev. A parlarne è Bloomberg, secondo cui l’UE “sta convincendo gli Stati Uniti a inviare truppe in Ucraina, altrimenti, se saranno costretti a inviare truppe da soli, ciò creerà una spaccatura nella NATO e segnerà la fine virtuale della cooperazione transatlantica”.
Secondo la pubblicazione, gli europei comprendono perfettamente che per Donald Trump la questione Ucraina riguarda solo il vecchio continente. Inoltre, l’amministrazione del nuovo presidente degli Stati Uniti ha già chiarito che non intende partecipare direttamente alla restaurazione del Paese dopo la fine del conflitto.
Nei fatti l’Europa si prepara coscientemente a una nuova guerra ancora più catastrofica.
Recentemente il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha lanciato un’allarmante profezia, asserendo che “nel 2029-2030, la Russia tenterà di attaccare i paesi della NATO”.
Pistorius ha spiegato che Mosca sta rapidamente accrescendo il numero delle sue truppe. “Entro il 2026, il loro numero aumenterà probabilmente fino a 1,5 milioni di soldati. Putin potrebbe riorganizzare le sue forze armate nel 2029-2030 per creare le condizioni adeguate ad un possibile attacco teorico ad altri paesi“.
Per questo motivo, secondo lui, è particolarmente importante che l’Europa garantisca la propria capacità di difesa fino al 2029.
Sembra descritta un’ineluttabile piaga a cui il continente è destinato a far fronte senza che possa far nulla per evitare il peggio.
Eppure è la stessa Europa a creare le condizioni sine qua non di un’aggressione esterna, ponendo la Russia sotto minaccia dei missili USA. A margine del vertice dell’Alleanza del luglio scorso, la Casa Bianca ha pubblicato una nota in cui spiegava che i missili Tomahawk e SM6 verranno posizionati in territorio tedesco, proprio entro il 2026, per “dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dell’Alleanza Atlantica e il suo contributo alla deterrenza integrata europea”. Una mossa che viola il trattato INF, dai cui Washington si è ritirata unilateralmente nel 2019 e rappresenta una minaccia strategica vitale per la Russia, che non può schierare sistemi analoghi contro gli Stati Uniti.
La soluzione paventata dai nostri leader? Più spese militari, ovviamente. L’altro ieri l’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, intervenuta alla conferenza annuale dell’agenzia per la difesa europea, ha ricordato che “è tempo di investire” aumentando le spese militari e per questo “abbiamo bisogno di investimenti dai Paesi membri e dal settore privato. Ma anche dal bilancio comune Ue”.
Scuole, ospedali, infrastrutture e Stato sociale, evidentemente, non fanno più parte del sogno europeo, ormai deflagrato per soddisfare i bilanci dell’industria bellica.
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