Si legge sempre meno ed il fenomeno alimenta una percezione ormai mutata della politica, dei politici e di quel che dicono
Qualche esempio scuola, giusto per inquadrare la questione. Partiamo da qui: “Penso che sia estremamente importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e, semmai, rafforzare quella relazione in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse“. Lo ha detto Giorgia Meloni arrivando all’Inauguraton Day a Washington con il quale “The Donald” si è insediato ed ha giurato come Presidente Usa.
Ora facciamo un passo indietro, balziamo sull’Atlantico e torniamo in Italia. A Ceccano o Roma, visto il target. E leggiamo un post di Massimo Ruspandini: “Il Presidente Meloni sarà l’unico capo di governo d’Europa presente alla cerimonia di insediamento del Presidente Trump, a conferma del ruolo di ponte tra Stati Uniti ed Ue che rivestirà l’Italia. Un rapporto privilegiato che restituisce centralità e protagonismo nel mondo alla nostra Nazione”.
Da Washington a Ceccano
Ora concentriamoci sul dato mainstream: che sembra essere quello per cui Meloni vive uno shining di privilegio assoluto. Quello di essere la “prescelta” dalla nazione più potente del mondo e del suo capo attuale, il che fa molto dalla Garbatella a Washington DC non è male, e gli italiani stiano tranquilli e fieri. Attenzione: è tutto vero, formalmente Meloni è stata la sola leader Ue ad essere presente, ospite gradita, alla cerimonia trumpiana, ma il dato è un altro.
E’ quello per cui certi “privilegi” sono figli anche e soprattutto di certi endorsement, ed è ovvio che la premier italiana sia la più amata dall’universo Maga. E’ sovranista mentre tutti gli altri leader dell’Europa che conta sono orientati su fronti opposti.
Tuttavia il dato dell’adiacenza ideologica passa in secondo piano perché una buona comunicazione social, basica ed informata a livello di epidermide fa miracoli. E fa scomparire quello tutto tecnico per cui un Presidente sopra le righe come Trump solo una come Meloni poteva chiamarsi a flabellare. Non è un caso infatti che l’altro invitato “golden” sia stato quello Javier Milei che di certi format bulli è ormai totem planetario.
I giovani che “non sanno leggere”
Adesso spostiamoci ancora ed andiamo alla Camera dei Deputati italiana. Dove da qualche giorno è stato audito Andrea Cangini, segretario generale della Flenaudi e Direttore dell’Osservatorio Carta, Penna e Digitale.
Che ha detto: “Tra pochi anni il problema non sarà più che i giovani non leggono abbastanza, il problema sarà che i giovani non sanno più leggere”.
“Non saranno più in grado di concentrarsi su un testo scritto assimilandone i concetti più profondi. Scrivere a mano in corsivo e leggere su carta sono pratiche indispensabili per arginare questa tendenza”. Capito il senso? C’è un dato che scavalca lo scenario di Donald Trump che giura su due Bibbie in mano a Melania-Zorro-Don Diego de La Vega. Ed è un dato per cui, con la complicità di un Paese in regressione letteraria e cognitiva, l’egagement social diventa il solo cardine.
L’unico bouquet per veicolare i messaggi “giusti” e corroborare il consenso politico. Perché se leggi poco e non eserciti l’analisi critica è facile che ti beva ogni cosa che non è mai una bugia, ma la sola parte di verità che qualcuno vorrebbe farti vedere. E Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, in questa casella ci sta in zona vetta.
Il report di Vis Factor
Lo ha spiegato un report sulle performance digitali dell’ultimo mese realizzato in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor. Studio per il quale Fratelli d’Italia è “sul podio dei social. Gli indicatori relativi alle interazioni e alle percentuali di crescita su Instagram e Facebook, vedono infatti gli account ufficiali di Fdi al primo posto tra quelli dei partiti”. Vis Factor è una società che lavora sul posizionamento strategico, attraverso “Human, la propria esclusiva piattaforma di web e social listening sviluppata con algoritmo a base semantica italiana”.
I risultati sono questi: “L’engagement medio è di 7.000 interazioni per Fdi, 4950 per il Pd e 4.800 per la Lega. La crescita dei follower vede Fdi con +1,86%, Sinistra Italiana e Verdi con +1,03%, Partito Democratico +0,77%”.
Che significa? Che i Partiti in generale, ed in particolare quelli a trazione sovranista che hanno un target più predisposto per le cose “di pancia”, hanno trovato un doppio El Dorado. Il primo, legato alla loro forza schietta, cioè ai numeri che inevitabilmente premiano le formazioni ed i leader vincenti. Il secondo, che va a traino: che fondando cioè su questo dato incontestabile incentiva e veicola via via informazioni-esca.
E con le quali consolidare un format di consenso tutto giocato sui ragionamenti appena accennati, basici, ma efficacissimi.
Il “non lettore” medio
Prendiamo Meta-Facebook, ad esempio, e non commettiamo l’errore di considerarlo ormai un social soccombente rispetto a X, Instagram o TikTok.
Perché statisticamente è proprio sulla creatura di Zuckerberg che si accasano gli utenti-target più qualificati per il contesto. Di età media, con rapporti stabili e prole, per lo più inserito lavorativamente e mediamente gonzi (nessuno si senta offeso, si fa statistica), tanto da mettere like ai post che dicono che l’artemisia cura il cancro.
E’ gente che legge poco, pochissimo, per nulla o al limite male. Ebbene, il report spiega che “su Facebook la pagina ufficiale del partito di Giorgia Meloni raccoglie oltre 331.000 interazioni dirette. Al secondo posto il Movimento 5 Stelle con 152.000 interazioni e al terzo la Lega con 124.000”.
Il podio Meta che dice tutto
Studiamo la classifica: il podio è interamente composto da due partiti sovranisti e da uno populista. Cioè da formazioni che storicamente si giocano le briscole di demagogia e slogan di pronta beva. Tutta roba che, ad essere più radicati nella lettura critica, potrebbe essere spazzata via o quanto meno potata con obiezioni minimal, addirittura sussiegose.
E qui scatta il meccanismo, che è perfetto. L’esercizio dell’analisi critica viene visto proprio come quello, come una forma di sussiego tutto elitario che è tutt’altro rispetto al “Popolo”. Perciò non è esagerato dire che oggi in Italia passa un messaggio per cui più leggi e più sei uno snob che con la “ggente” non c’entra nulla.
“In media i post di Fratelli d’Italia raccolgono circa 2.000 interazioni ognuno, quelli del Movimento 5 Stelle 1.400 e quelli della Lega 970. La crescita dei follower vede primeggiare sempre Fdi con +0,35%, poi Sinistra Italiana e Verdi con +0,21 e Forza Italia con +0,19%”.
I follower che ci provano
Il discorso dei follower è diverso, perché il “following”, cioè il seguire una pagina, è atto intenzionale. Che presuppone perciò la scelta cosciente di identificarsi, quasi a livello militante, con una data ricetta politica. Il che presuppone una scelta più consapevole, magari leggermente più informata o tutta incentrata sul bisogno di far sapere non tanto con chi stai, ma con chi non starai mai.
Non è un caso infatti che in tema di sentiment, cioè di opinione generale. Le cose cambino ancora. “Forza Italia è invece in testa sui social per quanto riguarda il sentiment, con un indice positivo del 30%”.
“Al secondo posto Fratelli d’Italia con il 25,2% e al terzo il Partito Democratico con il 24,5%”.
Tre blocchi e due Italie
Cioè i tre grandi blocchi della politica italiana: quello liberal moderato, quello sovranista arcigno e quello progressista ma non eccessivamente di sinistra. Il che ci dice più o meno che ci sono due Italie che oggi decidono su un’Italia sola.
E che i libri, invece di essere il sottofondo comune per entrambe, sono il discrimine tra quella “giusta” e quella “sbagliata”. Discrimine, ainoi, in negativo.
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