Il 2024 si è rivelato un anno complesso per il mercato dell’acciaio inossidabile, caratterizzato da un panorama industriale globale instabile e numerose difficoltà. Durante il webinar “Mercati inossidabili. Attese e prospettive per il 2025”, Mattia Sala, direttore commerciale di Arvedi AST, ha delineato i principali fattori che hanno condizionato il settore e offerto uno sguardo sulle prospettive future.
Secondo Sala, il 2024 ha confermato una situazione di stagnazione per la domanda reale di acciaio inossidabile, in linea con il 2023. «Il consumo a valle – ha spiegato –, è stato in linea con l’anno precedente, cioè ha continuato a soffrire di una perdurante incertezza. Nel 2024 l’unica differenza per l’inox è stata che alcuni produttori hanno visto una piena capacità produttiva e quindi un valore di spedito sicuramente migliore rispetto al 2023. Abbiamo avuto un volume di freddo che ha visto rispetto al 2023 incrementi del 5% in Europa e del 13,5% in Italia, mentre, per quanto riguarda il laminato a caldo, sono stati registrati aumenti dell’1,2% in Europa e del 2,6% in Italia. Tuttavia, il trend di questa crescita è stata una domanda apparente guidata da fattori non ripetibili: fattori sociali generatisi in due Paesi europei con quindi una temporanea diminuzione offerta, magazzini bassi, riallineati alla fine del 2023, nonché una quota dell’import molto modesta a inizio 2024. Più recentemente, con il venir meno di fattori soprattutto sociali e con una ripresa dell’import sul mercato domestico, si è assistito a un veloce raffreddamento della domanda e delle quotazioni e a un riallineamento degli stock».
Per il 2025, Sala prevede un primo trimestre ancora caratterizzato da incertezza, con una graduale ripresa nella seconda metà dell’anno. La direzione del mercato dipenderà in gran parte dalle scelte economiche dell’amministrazione Trump e dalle politiche monetarie dell’Unione europea, fondamentali per sostenere la produzione industriale e la fiducia del mercato.
L’economia tedesca, tradizionalmente trainante per il continente, sta vivendo ancora una fase critica. Con un Purchasing Manager Index sceso a 42,5 punti a dicembre e una recessione industriale che perdura ormai da due anni, la Germania si trova a un bivio. Sala ha espresso fiducia nella capacità del Paese di risollevarsi grazie alla sua solida base industriale, purché le tensioni geopolitiche e l’influenza che queste hanno sul costo delle materie prime trovino una soluzione positiva.
Il settore automobilistico e quello degli elettrodomestici, principali utilizzatori di acciaio inossidabile, presentano segnali per lo più negativi. La crisi delle immatricolazioni auto e il ridimensionamento della produzione stanno spingendo le aziende a tagliare costi e a rivedere i propri piani di elettrificazione. «È chiaro – ha affermato – che qualora la riduzione della produzione e la dismissione di siti produttivi dovessero accelerare, il rischio per l’Europa sarebbe quello di diventare terreno di conquista di Paesi come Cina e India. Assisteremmo anche a un impoverimento tecnologico e creativo che sarebbe poi difficile da colmare negli anni successivi, senza contare l’impatto sull’industria dell’inox». «Credo – ha continuato – che le case automobilistiche dovrebbero fare un po’ di autocritica per quanto riguarda la gestione dei listini prezzo. L’aumento dei costi degli autoveicoli è stato troppo oneroso se paragonato nello stesso periodo al calo dei costi di materie prime come, appunto, l’inox. Al momento il consumatore medio europeo non vede le auto elettriche come accessibili». Secondo il direttore commerciale di Arvedi AST, i veicoli ibridi potrebbero rappresentare una soluzione ponte più duratura del previsto, ritardando il calo della domanda di componenti in acciaio inox, come i sistemi di scarico.
Nel settore degli elettrodomestici, continua a pesare la concorrenza di Paesi come la Cina, che «non hanno limiti alle emissioni e beneficiano di costi delle materie prime e del gas estremamente competitivi». Tuttavia, si prevede una leggera ripresa della domanda di inox da parte di questo comparto nel 2025. Vi sono poi settori che Arvedi AST vede come promettenti: «Per esempio, abbiamo riscontrato segnali positivi per questo trimestre nel settore del tubo per applicazioni alimentari, medicali e farmaceutica», ha sottolineato Sala.
Il Green Deal europeo rappresenta una sfida e un’opportunità per il comparto dell’acciaio. Sebbene spinga verso una maggiore sostenibilità, l’aumento dei costi operativi e la concorrenza da Paesi con standard ambientali meno stringenti stanno erodendo la competitività delle imprese europee. Sala ha evidenziato la necessità di interventi istituzionali più incisivi per affrontare il caro energia, che in Italia è particolarmente penalizzante rispetto al resto d’Europa e a Paesi come Usa e Cina.
Nel frattempo, i dazi minacciati dal neopresidente Usa sulle merci europee rappresentano una minaccia significativa, in particolare per i settori automobilistico ed elettrodomestico. Secondo Sala, il rischio è che i produttori europei spostino la produzione oltreoceano, a discapito dell’economia continentale.
Chiudendo sugli investimenti, Sala ha affermato che quelli avviati da Arvedi AST alla fine del 2023 si sono concretizzati o sono in fase di completamento, e ha citato in particolare quelli su treno di laminazione a freddo e forno walking beam. «Il piano presentato dalla proprietà è concreto e sta avanzando come previsto, rispettando i tempi annunciati durante i vari incontri con le forze sociali e i dipendenti», ha detto. Tuttavia, in un contesto competitivo sempre più complesso, è naturale riconsiderare e adattare le proprie strategie. «Non nego che stiamo riflettendo su nuove scelte, su un nuovo piano di investimenti che vada ad affiancare quello esistente. Senza scendere nei dettagli, posso dire che lavoreremo molto per rimettere il cliente al centro della nostra attenzione. Il servizio e la qualità saranno ancora di più la bussola del nostro agire quotidiano», ha concluso Sala.
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