Si può perdere la battaglia ma non la guerra. I leghisti veneti hanno accolto con disappunto la decisione del governo di opporsi al terzo mandato per i presidenti delle Regioni. Un colpo al cuore (politico) di Luca Zaia, che era pronto a ricandidarsi (così come a quello di Vicenzo De Luca). Ma Alberto Stefani, segretario veneto della Lega nonché deputato e tra i vice di Matteo Salvini nel partito, non ha dubbi: se FdI ha sgambettato Zaia per conquistare il Veneto ha fatto male i calcoli, ci presenteremo da soli e proporremo una lista Zaia, che garantirà la continuità col lavoro fatto finora e godrà dell’appoggio e dell’impegno di Zaia anche se lui sarà impossibilitato a partecipare.
Centrodestra in ebollizione
Il centrodestra è in ebollizione e Igor Lezzi, Lega, seconda legislatura alla Camera, getta olio sul fuoco: «È evidente che la politica risponde ai numeri ed è evidente che FdI legittimamente chiede il Veneto, però c’è anche un dato di fatto che è incontrovertibile: noi abbiamo centinaia di amministrazioni e una classe dirigente che ha sempre dato buona prova di sé in questa regione. Sostituirla quindi con chi oggi quella stessa classe dirigente non ce l’ha può essere problematico. Siccome una coalizione deve pensare innanzitutto a vincere e poi immediatamente dopo a governare. Serve una classe dirigente adeguata: la Lega ce l’ha».
Campagna nel nome di Zaia, anche se lui non ci fosse
In attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, che potrebbe smentire il governo e rimettere tutto in gioco, il Carroccio si prepara all’eventualità che Zaia non possa scendere in campo. In questo modo anticipa le velleità di Fdi, mette il cappello sulla poltrona del futuro presidente e incomincia una campagna elettorale (le elezioni sono previste a settembre od ottobre) nel nome di Zaia anche se lui non sarà candidato. Spiega Stefani: «I militanti chiedono che Zaia ci sia, in prima persona, per difendere il suo lavoro straordinario e ciò che abbiamo costruito. Egli sarà comunque protagonista dei prossimi anni del Veneto. Sono assolutamente convinto che la lista Lega e la lista Zaia siano in grado di coagulare la maggioranza del consenso in Veneto. Registro con piacere l’apertura di Azione».
La mossa di Calenda: lista Zaia e Conte presidente
Infatti Carlo Calenda sarebbe disposto ad appoggiare una lista Zaia che spaccasse il fronte del centrodestra e proponesse come candidato Mario Conte, sindaco di Treviso, da sempre nel cerchio magico zaiano. Conte è categorico: «Il Veneto è della Lega, se Salvini si piega andremo da soli». Del resto egli ha già ricevuto l’imprimatur da Zaia: «Conte non è l’erede di qualcuno ma lo stile amministrativo è quello: lo stile del fare, della moderazione, della crucialità del dialogo. E lo dico anche con una visione di riscatto della classe dirigente. Poi ci chiediamo perché la gente non vota e l’astensionismo cresce. Ma noi che messaggio trasmettiamo? Pare che i politici siano tutti ladri, i preti tutti pedofili e i magistrati tutti al soldo di qualcuno. Un paese che ragiona così non cresce ma mi chiedo anche: noi cosa facciamo per dire ai cittadini che se non c’è qualcuno che apre il municipio e l’ospedale va tutto a rotoli?».
Fdi e Fi preparano candidati: Urso e Tosi?
Gli alleati hanno un diavolo per capello e nel centrodestra volano i coltelli. La Lega- sostengono Fdi e Fi- non ha alcun diritto dinastico sul Veneto, se Zaia lascia è giusto voltare pagina. In FdI aspirano alla candidatura il senatore Luca De Carlo e l’eurodeputata Elena Donazzan. Dice De Carlo: «Penso che il mio collega Stefani sia abbastanza maturo da sapere che certe questioni non hanno un riflesso solo regionale, ma anche nazionale. Basta con questa continua boutade, rompere non fa bene al centrodestra». Ed Elena Donazzan, ex assessora nella giunta Zaia che ha lasciato per diventare eurodeputata: «Fare il presidente della Regione è il mio sogno da sempre, la prima volta l’ho affermato in un’intervista nel 2007 ma non lo dico più, non sono io a doverlo dire, adesso basta. Saranno gli altri, i portatori di interesse e i partiti della coalizione, a ritenere se io sia proponibile, se vado bene o no». Tra i due potrebbe inserirsi anche il senatore padovano, ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nome blasonato che metterebbe in crisi la Lega.
Anche Fi ha un aspirante presidente, pure lui europarlamentare, ex leghista, ex sindaco di Verona. È Flavio Tosi: «Uno strappo della Lega sarebbe possibile se ci fossero solo le regionali in Veneto, ma dovendo andare insieme dappertutto non può essere che in Veneto succeda una cosa diversa. Si voterà anche in Puglia, Campania, Toscana, Marche, Valle d’Aosta e comune di Venezia. La candidatura di Zaia venne decisa a Roma, sarà così anche stavolta, dovrà essere Roma ad esprimersi». Tosi è (ovviamente) spalleggiato da Antonio Tajani: «Siamo contro il terzo mandato perché in democrazia è bene che chi governa per 10 anni non si trasformi in padrone assoluto ma possa lasciare il passo a un altro della propria coalizione».
Tosato: per il Veneto serve un candidato della Lega
Risponde, senza fare sconti, il senatore veronese leghista Paolo Tosato: «In Veneto siamo uniti e determinati nel rivendicare la candidatura di un presidente della Lega. Sarebbe assurdo che in un momento in cui a Roma viene approvata la legge sull’autonomia proprio in Veneto non vi sia un presidente pronto a rivendicarla e a continuare la trattativa avviata con il governo». Aggiunge Gian Marco Centinaio, senatore della Lega e vice presidente del Senato: «Il motivo per cui è stato bloccato Zaia è evidente, c’è un’ambizione politica, diversi colleghi di Fdi l’hanno detto chiaramente. Nel momento in cui si toglie a Zaia la possibilità di ricandidarsi, c’è l’ambizione a candidare uno di loro. Ma non sarà così».
Per il centrosinistra è una mission (quasi) impossibile scalzare il centrodestra, anche se esso si presentasse diviso. Alle ultime regionali (2020) le liste Lega e Zaia Presidente ottennero il 61,5%, Fi e FdI il 13,2%, Pd più 5stelle e alleati il 18,9%. Non è stato ancora trovato chi è disposto a tentare il miracolo. Dice il senatore Andrea Martella, segretario veneto del Pd: «In Veneto è finito un ciclo politico. E non troppo presto, visto che il centrodestra governa ininterrottamente da 30 anni e Zaia è al vertice della Regione da ben 15. È stucchevole e anche un po’ infantile il tentativo disperato della Lega veneta di aggrapparsi all’idea di avere lo stesso leader per sempre». Il Pd annuncia di avere aperto un tavolo con Alleanza Verdi-Sinistra, M5s, i civici di Veneto che vogliamo, +Europa, Partito socialista su 5 punti programmatici. Finora, però, solo il microbiologo e senatore Pd, Andrea Crisanti, s’è fatto avanti, suscitando perplessità nella costituenda coalizione.
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